00 04/10/2005 11:43
DA RUINI A CALDAROLA.
DALLA PADELLA NELLA BRACE (ABSIT INIURIA VERBIS)
CALDAROLA NON SI CRITICA E NON SI COMMENTA
SI ACCETTA E BASTA:


CORRIERE DELLA SERA
4 ottobre 2005
L’esponente ds: lui e Marco una coppia stucchevole
Caldarola attacca Caselli: su Travaglio ha sbagliato, la nostra amicizia finisce qui

ROMA - Parla con voce bassa e pacata ma Peppino Caldarola è arrabbiato. Molto arrabbiato. Precisamente è «incazzato come una iena». Ce l’ha con Gian Carlo Caselli che ieri, su l’Unità , lo ha attaccato per le critiche a Marco Travaglio: «Caro Caldarola, hai torto» scriveva il Procuratore generale di Torino cui non è affatto piaciuto che il deputato diessino sul Corsera abbia definito Travaglio «una specie di pm che usa il randello al posto della penna». Caldarola in verità vorrebbe metter fine al battibecco, se non altro «per non fare ulteriore pubblicità a Travaglio - spiega - che si inventa questi casi solo per stare sui giornali». E però i buoni propositi vanno a farsi benedire non appena lo sguardo gli ricade sullo scritto di Caselli: «Un intervento patetico e inaccettabile. Altro che caro Caldarola, la nostra amicizia finisce qui».
Caselli dice che i suoi giudizi su Travaglio sono ingiusti e sbagliati.
«Questa affettuosissima tirata difensiva è patetica e di cattivo gusto. La coppia di fatto Travaglio-Caselli è diventata stucchevole: se critichi uno, l’altro ti rovescia addosso una caterva di insulti. Ho criticato Travaglio perché si comporta come un pubblico ministero e l’assunto è diventato che se critichi Travaglio critichi i pm».
Si riferisce all’accusa che Caselli le muove di aver accennato ai pm in maniera spregiativa?
«Nel suo articolo tira in ballo i pm ammazzati dal crimine organizzato e questa è una scorrettezza morale senza precedenti. Io ho sempre difeso Falcone e Borsellino, anche quando alcuni magistrati non lo facevano, e come editorialista de l’Unità ho scritto molto sui temi di mafia».
Dunque nessun intento denigratorio?
«Ma figuriamoci! Caselli vuole imporre un modello comportamentale in base al quale o aderisci a qualunque posizione prendano i pm, o sei uno che vuole abolire la categoria e non è davvero il mio caso. Tra l’altro ho ottimi rapporti con molti di loro: insieme a Nichi Vendola ho sostenuto contro tutti la candidatura di Michele Emiliano a sindaco di Bari e conosco molto bene Pietro Grasso, il miglior Procuratore capo che c’è».
E col procuratore di Torino in che rapporti è, o forse dovrei dire era?
«Tra noi ci sono sempre state stima e amicizia. Quando dirigevo l’Unità l’ho aiutato molto, l’ho strenuamente difeso in tutta la sua difficilissima vicenda palermitana. E ora tutto va a pallino perché mi sono "permesso" di difendere Giovanni Floris dagli insulti di Travaglio!».
Un’amicizia finita ieri a pagina 28...
«L’articolo di Caselli è inaccettabile, mi ritengo offeso. Il nostro rapporto si chiude qui».
Lei ha detto che se fosse ancora alla guida del quotidiano ds non farebbe scrivere Travaglio. Un ragionamento «alla Tafazzi» secondo Caselli visto il successo che riscuotono i libri e gli articoli del giornalista.
«Indubbiamente ci sono lettori che soffrono di bulimia da manette. Sia chiaro che non chiedo la testa di Travaglio e l’Unità può tenerselo stretto, tanto io il giornale manco lo sfoglio, semmai lo faccio leggere ai miei avvocati. Però non accetto che mentre lui ha libertà di insulto, nessuno invece può muovere una critica a lui».
Ha anche detto che Travaglio usa la penna come un randello e l’equazione a Caselli non è piaciuta. Conferma?
«Certo che sì, basti pensare a come ha massacrato non solo Floris, ma anche Ritanna Armeni. Quello di Travaglio è un giornalismo embedded , al seguito di una parte della magistratura. Io preferisco i cronisti indipendenti».
Il presidente della Rai Claudio Petruccioli si è rifiutato di partecipare al convegno di MicroMega cui prendeva parte Travaglio, spiegando che si trattava di «un processo sommario». Condivide?
«Ha fatto bene. Non capisco perché una persona debba sottoporre la propria professionalità all’esame di un plotone d’esecuzione».

Livia Michilli
INES TABUSSO