00 09/10/2004 14:14
Ho finalmente trovato on line l'intervista rilasciata dai Duran Duran ieri a mtv! E' VERAMENTE MOLTO DETTAGLIATA E COMPLETA!!! BRAVA MTV!!! [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]

C'è anche la trascrizione e ci sono minuti e minuti di filmati da vedere!!!

Io intanto comincio postandovi l'intervista completa
Poi vi invito ad andare a vedere i filmati, ovviamente


Duran Duran
La stella dei Duran Duran continua a brillare


Gli armadi degli anni '80 continuano ad aprirsi e a riproporre vecchie glorie e annessi fasti. Già, sembra proprio che le stelle di ieri, per talento o per passione covata sotto la cenere dai fan di sempre, continuino a brillare del cielo della discografia odierna. Tra gli inossidabili spiccano i Duran Duran che con il loro ultimo album - "" - sono tornati per la gioia dei nostalgici new romantic e della nuova generazione pop. La loro “(Reach Out for the) Sunrise” sta spopolando nelle classifiche e il successo che stanno ottenendo è il giusto tributo alla band simbolo del pop di due decenni fa . Abbiamo incontrato Simon Le Bon, John Taylor e Nick Rhodes, scoprite il loro ilare mood in questa intervista imperdibile.

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Innanzitutto vorrei chiedervi com’è ricominciato tutto, qual è stato il catalizzatore della vostra “reunion”?
Simon: Penso siate stati voi. Nick, John ed io stavamo lavorando assieme a “The Wedding Album” e ogni intervista che rilasciavamo finiva con la domanda: ‘Ragazzi, c’è almeno una possibilità che torniate insieme?’.
Nick: Ci siamo trovati a Los Angeles per una serie di show e siamo andati a pranzo assieme, abbiamo parlato e pensavamo che fosse una conclusione naturale. Nel giro di 24 ore ci siamo trovati d’accordo sull’idea che sarebbe stato interessante scrivere insieme, realizzare un nuovo album. Poi ci siamo riuniti a Londra in un “ufficio” e abbiamo parlato di questa possibilità. Sei mesi dopo eravamo in Francia in una casa con tutte le apparecchiature, abbiamo iniziato a suonare e abbiamo capito che avrebbe funzionato.

Vi siete sentiti come amici in questi anni o avete una relazione puramente professionale?

John: Tra noi esistono diversi tipi di relazione. Alla base dell'idea della “reunion” ci sono stati un paio di documentari, uno di VH1 e uno della BBC. Era la prima volta che ci parlavamo dopo tanto tempo. Quando Simon e Nick mi hanno raggiunto, io avevo già i numeri di telefono di Andy e Roger , ma erano anni che non li sentivo. Questo lo possono capire tutti: si può essere i migliori amici a scuola o sul lavoro poi uno si trasferisce e va a vivere in un’altra parte del mondo, credo sia perfettamente naturale. Ora siamo di nuovo insieme ed è difficile non immaginarci uniti.

Da quando avete ricominciato con la formazione originale i vostri show registrano il tutto esaurito. Il singolo “Sunrise” è al secondo posto in Italia. Vi aspettavate una tale risposta del pubblico?

S: Sai, quando hai compiuto qualcosa di grande nella tua vita, una delle cose che non devi mai fare è avere aspettative. Devi concentrarti sul lavoro. Ogni aspettativa, perfino una speranza determina un calo della concentrazione. Tutto quello che fai deve essere perfetto. Tutti e cinque abbiamo passato gli ultimi tre anni a fare musica nel miglior modo possibile. Cercando di essere sicuri di apparire bene in foto e facendo tutto ciò che una band deve fare. E improvvisamente l’album viene pubblicato e quando il lavoro viene ripagato è stupefacente. Per noi essere al secondo posto in Italia la prima settimana dell’uscita di Sunrise è incredibile. Non avremmo potuto nemmeno sognarlo.

”Astronaut” è il primo album con la formazione originale dopo più di 20 anni. Come si è evoluto il sound dei Duran Duran?
N: Quando siamo tornati insieme non abbiamo studiato un piano. Nella prima fase abbiamo semplicemente preso gli strumenti e abbiamo cominciato a suonare. Il sound era, ovviamente, molto Duran Duran. I cinque membri originali lavorano su questa linea indipendentemente dal periodo. Il nuovo materiale non e’ radicalmente diverso da cio’ che avremmo scritto i primi anni. Abbiamo le stesse influenze, forse un po’ piu’ di hip hop lungo il percorso.
N: Penso che l’album suoni come un tipico album dei Duran Duran. Sono dodici nuove canzoni. Molte parole per molta passione. Tutti noi volevamo che fosse la cosa migliore che potessimo fare in questo momento. Era molto importante per noi perché sarebbe stato facile per la gente dire: “Ok, ma non è buono come quello che facevano prima”. Quindi abbiamo scritto le canzoni concentrandoci sulle melodie, i testi, gli arrangiamenti.
S: …Sul Sound. Gli album dei Duran Duran sono sempre stati “out of time”. Avevamo un sound non un genere Duran Duran, il sound di cinque persone appassionate di musica, ma non abbiamo mai avuto un unico stile. Abbiamo scritto pezzi funky, rock, ambient, esoteric. Una cosa che abbiamo sempre fatto e cercare di spingerci il più lontano possibile. Ed è quello che abbiamo fatto con questo album.
N: Un’energia straordinaria. Come puoi sentire in “Sunrise” il ritmo, che era diventato un po’ più lento negli ultimi lavori senza gli altri componenti, è tornato sostenuto.


Il testo di “Sunrise” contiene frasi come ‘Feel the new day into your life, We know what it means to be alive’ e anche le parole di “Finest Hour” sembrano trattare della vostra “reunion”. È vero?

S: In parte. È vero molti testi si riferiscono a questo. È la cosa più importante avvenuta nella nostra vita che quindi dovevamo immortalare. In “Sunrise” più che nelle altre canzoni perché è una nuova alba, è come se fossimo usciti dall’oscurità.


Nel video di “Sunrise” compaiono alcuni elementi già familiari ai vostri fan: il deserto, ragazze in bikini, uomini in motocicletta, atmosfere aliene? È un riferimento voluto al vostro passato?

J: È la coscienza italiana. È la prima volta che qualcuno puntualizza questo aspetto. In realtà il video è su cinque ragazzi che vengono da cinque storie differenti che convergono sul palco per esibirsi. È successo: ho camminato attraverso il deserto perché ho passato molto tempo in California; Simon va su una moto in Spagna perché è molto nel suo stile; Nick è con la sua nave spaziale.
S: …Andy è stato un po’ il protagonista mentre Roger si è occupato della camera da letto e dell’automobile. E chi pensa alla nave spaziale? Amico, credo che questo sia lavoro di Nick.
J: È interessante il fatto che abbiamo creato altre cinque versioni del video. La storia di ciascuno di noi, ad esempio: un uomo cammina nel deserto, un uomo cammina nel deserto, un uomo cammina nel deserto (questa è evidentemente la mia storia). Le abbiamo abbinate a cinque differenti dance remix della canzone. Sarà pubblicato un DVD entro Natale con le cinque versioni. È la prima volta, nessuno, credo, lo ha mai fatto prima. Poi ovviamente c’è la versione finale, il video vero e proprio.

Avete scelto voi le diverse ambientazioni del video?

S: Sì, più o meno (in coro – NDT). Nei limite del possibile. Nick, alla fine sei tu che hai scelto l’astronave, non è vero?
N: Sì. I fratelli Polish, con cui abbiamo lavorato al video, sono molto creativi, hanno la mente aperta, non utilizzano un vero e proprio storyboard, si limitano a trovare le location e si sintonizzano su una frequenza. Penso che funzioni bene con noi perché hanno tirato fuori un po’ della personalità di ciascuno. L’hanno girato in diversi formati, ma non è così evidente se lo vedi su uno schermo piccolo. Bello il bianco e nero e Simon in Super 16.
S: É stato divertente quando mi hanno chiesto: “Se potessi andare ovunque nel mondo, dove andresti? "L’Himalaya non mi sembra male” gli ho risposto. “Ok, e come preferisci raggiungerlo?”. “Un cammello, uno yak, un animale così…’”. “Va bene, non sarà l’Himalaya bensì i Pirenei, e ci andrai in motocicletta”.


In passato siete sempre stati dei pionieri delle sperimentazioni tecnologiche nella musica. Avete mantenuto questo gusto?

N: Assolutamente sì. Insieme riusciamo a coprire diverse aree. C’è sempre qualcuno di noi che ha appena scoperto qualche novità tecnologica. Se riesci a scoprire le cose incredibili che vengono sviluppate continuamente e integrarle nei tuoi video e nei tuoi show, può essere davvero eccitante. E’ interessante avere animazioni sul palco controllate con il computer, è inusuale. In America l’anno prossimo cercheremo una o due cose da aggiungere allo show che non abbiamo utilizzato in UK. Non puoi mai sapere quello che troverai.
S: Ma altre cose contano di più: se una band importante, come lo sono stati i Duran Duran vent’anni fa, può tornare sulle scene con un album che la gente apprezza e vuole, questa è la cosa più importante.


In generale, gli aspetti visivi della vostra musica contano tanto quanto in passato?

J: Viviamo in un’epoca in cui musica e moda sono estremamente connesse. Siamo cresciuti in una band che aveva un forte senso del fashion. Quindi qualsiasi band abbiamo preso in considerazione in passato aveva questa sensibilita’. Sentiamo un coinvolgimento nella moda, lo abbiamo sempre cercato. Siamo degli esteti e abbiamo cercato di realizzare album nel modo piu’ personale possibile fin nei dettagli.

Da “Planet Earth” ad “Astronaut”, tutta la vostra produzione sembra ispirata a qualcosa fuori dal mondo, oltre la nostra era. Perché i Duran Duran sono così proiettati in alto verso il cielo?

S: Dobbiamo ringraziare David Bowie.
N: Dal mio punto di vista elettronica e tecnologia sono sempre state parte del nostro lavoro. Nel periodo in cui ero ragazzo, pochi artisti utilizzavano il sintetizzatore, Kraftwerk, un paio di altri artisti tedeschi, Brian Eno. Non tanta gente. Mi piace inserire nella mia musica alcuni aspetti originali. Abbiamo provato a fonderli con rock, la dance music, un po’ di funk e questo fa dei Duran Duran ciò che sono.
J: Sì, c’è sempre equilibrio fra l’uomo e la macchina, il moderno e il classico, il futuro e il classico. E i Duran Duran sono sempre stati su questi confini da varcare. Ogni nostro musicista cerca quest’equilibrio. È una bella cosa aver raggiunto quest’equilibrio correttamente, in particolare con questo nuovo album che è il primo dei cinque membri originali dopo tanti anni.


Rispetto a come lo avevate immaginato vent’anni fa, il mondo di oggi vi piace o vi delude?

N: Penso che ai Duran Duran sia andata molto bene! È stato naturale, non abbiamo dovuto lottare per trovare il nostro sound. Se ci pensi, la musica degli anni ’80 è stata piuttosto straordinaria. Gli artisti e le band che sono emersi avevano una propria identità. Gli anni ’90 per noi sono stati così così. Ora la scena sta cambiando ancora, sta diventando più sperimentale. Gli artisti ci mettono più personalità, non hanno paura di provare qualcosa di nuovo e questa è una situazione ottimale per noi.


Stiamo assistendo al ritorno e alla “reunion” di tanti gruppi degli anni ’80. Forse non è stato un decennio così negativo…

J: È una questione di tempi e mode. Le persone vogliono costantemente sentirsi parte di qualcosa di nuovo. Il concetto di “decennio” è un modo facile per farlo. Entri nei ’90 e vuoi gettarti gli ’80 alle spalle. Ora succede che la gente vuole gettarsi i ’90 alle spalle il più velocemente possibile. Ma non puoi. Devi fare riferimento a qualcosa.
S: Credo che il modo in cui i Duran Duran suonano adesso non sia da riferire in particolare agli anni ’80. Quando John Lennon faceva musica negli anni ’70 ci stava a pennello. Non pensavi a lui come a un musicista degli anni ’60, ma potevi guardare indietro e vedere ciò che aveva fatto con i Beatles, ed era musica degli anni ’60. Noi accettiamo il nostro passato, sappiamo guardarci indietro, siamo molto fieri dello spazio conquistato in quegli anni. Non credo che questo inibisca ciò che facciamo adesso perché non ci riferiamo agli anni ’80 in modo cosciente, non cerchiamo di scrivere canzoni simili a “Planet Earth” o “Rio”. Scriviamo canzoni che funzionano adesso.

Tornando all’album, la seconda parte è più cupa della prima e segue uno schema che i vostri fan conoscono bene. Canzoni come “Point of No Return” o “Still Breathing” hanno legami con la tragedia dell’11 settembre?

S: Certamente. L’album è un prodotto dei tempi in cui è stato scritto. Abbiamo cominciato nell’agosto del 2001 nel sud della Francia. Abbiamo scritto canzoni solari come “Taste the Summer”, “Nice”, “Sunrise”, “Bedroom Toys”. La successiva sessione di registrazioni si è tenuta a Londra in settembre. Dopo due giorni abbiamo visto il mondo cambiare in televisione. E insieme al mondo anche la nostra musica è cambiata. Se sei onesto con te stesso e vuoi creare in qualcosa di vero devi lasciare emergere i tuoi veri sentimenti. Ci siamo sentiti “dark” e questo compare nelle canzoni. Poi abbiamo iniziato a cercare una risposta in “What Happens Tomorrow?”.


Quando suonerete in Italia?

N: Programmiamo sempre live show in Italia. Abbiamo una possibilità prima della fine dell’anno, ma non so se riusciremo, spero di sì. In ogni caso l’anno prossimo partirà un grande tour che toccherà l’Europa all’inizio dell’estate e certamente anche l’Italia. Saremo fieri di suonare qui.


L’anno scorso, dopo i VMAs, sono giunte voci di una vostra possibile collaborazione con Justin Timberlake. C’è qualcosa di vero?

J: Abbiamo parlato con lui. Un elemento che consideravamo “cool” per questo progetto era un buon numero di collaborazioni. Ma siamo felici che alla fine l’album sia la celebrazione di una “reunion”. È la prima volta che suoniamo così bene insieme. Sentiamo di non aver bisogno di nessuno.
S: Sarebbe stato come abdicare un po’, mancare il bersaglio. Ci sono state pressioni dal management della casa discografica per realizzare la collaborazione con Justin Timberlake (sarebbe stato enorme, stupefacente). Avrebbe reso il lavoro più facile ad alcune persone, ma per noi era molto importante fare questo passo da soli.
N: Le collaborazioni funzionano se trovi il giusto mix, se hai la canzone giusta, se è il momento giusto. Non abbiamo mai detto: “No, non faremo niente con qualcun altro”. Magari lo faremo, lo abbiamo fatto in passato con John Berry, con Milton Nascimento, ci siamo divertiti molto. Non si può mai sapere. Justin ha il nostro numero.


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