Tragedia alla Rocca dell'Abisso

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fabiotm1
00domenica 31 agosto 2008 23:01
Recuperati i corpi dei tre uomini caduti ieri a Limone, in Piemonte
Due vittime in Trentino. A Belluno, in Veneto, precipita un escursionista
Tragico fine settimana in montagna
Sono sei i rocciatori morti
Speleologa bloccata a 200 metri di profondità in Alta Garfagnana


Una immagine della Rocca dell'Abisso
CUNEO - Tragico fine settimana in montagna: sono sei gli alpinisti morti in Piemonte e Trentino. Stamane sono stati recuparati i corpi dei tre scalatori caduti ieri sulla Rocca dell'Abisso, nel territorio di Limone Piemonte (in provincia di Cuneo), al confine con la Francia. Mentre in giornata, hanno perso la vita un maestro di sci e una donna precipitati dalle montagne del Trentino. A Belluno, in Veneto, perde la vita un anziano escursionista, mentre una speleologa ferita ad una gamba è bloccata a 200 metri di profondità in una grotta di Minucciano, vicino a Lucca, in Alta Garfagnana.

Tre vittime in Piemonte. Vittime della montagna ieri a Limone, Riccardo Semeria, 46 anni di Sanremo, medico; Salvatore Gulifa, 61 anni di Ventimiglia, già appartenente Corpo nazionale del Soccorso Alpino della Liguria, e Orlando Stivali, architetto di 58 anni, nato a Modena e residente a Bologna. Facevano parte di un gruppo di cinque alpinisti che si erano prefissi la scalata dei Torrioni. A dare l'allarme sono stati i due superstiti (uno di Ventimiglia e il secondo di Modena) contattando un altro escursionista che è riuscito ad avvertire i soccorsi dopo essere sceso di quota sino ad un punto dove c' era campo per il telefono cellulare.

In Trentino, due vittime. Un maestro di sci ha perso l'appiglio durante la scalata di una via sul Gran Pilastro, sulle Pale di San Martino, ed è precipitato ferendosi mortalmente sulle rocce. Il corpo della vittima, 45 anni, è stato recuperato dagli uomini del soccorso alpino.

Nel pomeriggio, nel Parco dello Stelvio, una donna è precipitata per una quarantina di metri in val Saent. Quarant'anni, trentina della val di Rabbi, stava percorrendo in discesa, insieme ai suoi familiari, il sentiero che dal Rifugio Dorigoni conduce a Malga Stablasol. E' inciampata cadendo in un dirupo.

In Veneto muore un escursionista. E infine, a Belluno, un anziano escursionista bellunese - 84 anni - è morto precipitando per alcune decine di metri da un sentiero in val Grisol, nei pressi di Longarone (Belluno). In compagnia di alcuni amici, l'anziano stava scendendo da Casera Megna, a 1.400 metri di quota, verso Val del Grisol. E' precipitato lungo una ripida scarpata boscosa.

Bloccata speleologa. Intanto, a 200 metri di profondità, in una grotta in Alta Garfagnana, Manuela Trevisan, speleologa originaria di Grosseto, è bloccata con una gamba fratturata. I soccorritori sperano di riportarla in superficie solo domani.

aumadoc
00domenica 31 agosto 2008 23:17
Re:
fabiotm1, 31/08/2008 23.01:





Tre vittime in Piemonte. Vittime della montagna ieri a Limone, Riccardo Semeria, 46 anni di Sanremo, medico;







una notizia che mi ha gettato nello sconforto.

ci conoscevamo sin dai tempi del liceo,quasi coetanei.
ci eravamo ritrovati dopo l'universita' frequentata in atenei diversi.
da parecchi anni era un ottimo radiologo e recentemente avevo avuto sue notizie .
sono profondamente dispiaciuto.

ciao Riccardo.




simolimo
00lunedì 1 settembre 2008 07:00
da LA STAMPA del 1/9/2008
LIMONE. IERI MATTINA IL RECUPERO DEI CORPI


Precipitati per 200 metri


Identificati alpinisti morti sui torrioni Saragat: due liguri e un bolognese



Due liguri e un bolognese. Nella tarda mattinata, ieri, sono stati identificati i tre alpinisti morti sabato pomeriggio nella caduta dai torrioni Saragat, vicino alla Rocca dell’Abisso. I loro corpi erano stati avvistati, l’altra sera, dall’elicottero del «118», ma le operazioni di recupero erano poi state interrotte a causa della nebbia.
Ieri mattina con l’elisoccorso sono state recuperate le salme di Salvatore Gulifa, 61 anni, di Ventimiglia, analista dell’Asl in pensione e veterano del Cai; Riccardo Semeria, 46, radiologo dell’Asl, sanremese; Orlando Stivali, 58, bolognese, architetto al settore Territorio e Urbanistica del Comune emiliano. Tutti e tre esperti e amanti della montagna, la passione che li aveva fatti conoscere. Gulifa era tesserato Cai da trent’anni e aveva anche scritto un libro, considerato un punto di riferimento degli escursionisti nelle Alpi Marittime liguri.
I tre alpinisti sarebbero partiti a piedi da Casterino, in territorio francese. Del gruppo facevano parte anche altre due persone, che però si sono fermate prima di affrontare i torrioni. Sono state loro, secondo la prima ricostruzione, ad accorgersi che era accaduto qualcosa a Semeria, Gulifa e Stivali e, rientrando, a far scattare i soccorsi, chiedendo a un altro escursionista incontrato più a valle di telefonare al «118». Dell’incidente non ci sarebbero testimoni e i carabinieri di Limone e della compagnia di Borgo San Dalmazzo stanno procedendo agli atti formali, raccogliendo i vari elementi.
I tre, trovati ancora legati, erano in cordata fra loro, ma non sarebbero stati assicurati alla parete, anche perchè il passaggio non era particolarmente complesso. Dalla cresta dei torrioni il terribile «volo», per oltre duecento metri nel canalino, probabilmente provocato dalla caduta di uno degli alpinisti, che ha portato con sè gli altri due. Meno probabile, invece, secondo gli esperti, una scarica di pietre. Ma si possono fare soltanto ipotesi. Nella tarda serata di sabato era arrivata la prima segnalazione del mancato rientro, da parte della famiglia di uno dei liguri. Parenti che, ieri mattina, hanno raggiunto Limone per il riconoscimento. Da Bologna è partito il cognato di Stivali, che sarebbe dovuto ritornare a casa ieri sera. Le tre salme sono composte nella camera ardente a Limone.



Il difficile
recupero
dei tre corpi



Ore 7,30. Il campo base a Quota 1400, dove partono le seggiovie, è allestito. Ci sono gli uomini del Soccorso alpino del Cai, con i colleghi di vigili del fuoco, carabinieri e guardia di finanza. Il piano è quello coordinato sabato sera, quando la nebbia e il buio hanno costretto i soccorritori a interrompere le operazioni nella zona della Rocca dell’Abisso.
Le squadre sono pronte a partire. Tutto fa perno sull’elicottero del «118», che è decollato dalla base di Levaldigi e alle 7,45 atterra a Limone. A bordo ci sono i tecnici del Soccorso alpino del Cai e un medico, poi viene fatto salire anche un carabiniere. L’intervento dell’elisoccorso è il modo più rapido per raggiungere il luogo dell’incidente e i corpi dei tre alpinisti, precipitati in un canalino lungo l’impervia parete dei torrioni Saragat, vicino alla Rocca dell’Abisso. Un terreno difficile, con molti salti di rocce.
Le squadre a piedi - che pure dalla sera precedente sono allertate e pronte a partire - attendono di avere notizie dall’equipaggio in volo, perché non si esclude che sia necessario intervenire anche via terra. Una soluzione «estrema», però, perché il canalino dista parecchie ore di cammino, con una risalita complessa, dalla zona di Entracque.
L’elisoccorso sorvola i torrioni, il cielo è sereno e non ci sono problemi a individuare nuovamente il punto in cui, sabato sera, il tecnico ha avvistato per la prima volta i tre corpi immobili. E viene confermato che si tratta di «codici 4»: «Qui sotto sono tutti e tre morti».
Il recupero delle salme si rivela meno agevole del previsto. Si tratta di un terreno sconnesso e difficile. Serve tutta l’esperienza dei soccorritori, che si calano con i verricelli. Così i corpi possono essere issati sull’«Aw139» del «118»: prima due, poi - in una seconda «rotazione» - il terzo. Saranno composti nella camera ardente, a Limone. Ai carabinieri il compito di procedere con tutti gli atti formali.
L’elisoccorso rientra alla base di Levaldigi e decolla quello dei vigili del fuoco, che devono raggiungere anche gli zaini con gli effetti personali delle vittime. Il modo certo per identificarle. La macchina dei soccorsi conclude gli interventi nel primo pomeriggio.



iceman-
00lunedì 1 settembre 2008 08:25
Conoscevo anch'io Riccardo, eravamo buoni amici, lavorava nel
reparto dove lavora mia moglie, sono estremamente dispiaciuto,
non ho parole per commentare l'accaduto.



snowmark64
00lunedì 1 settembre 2008 09:15
avevo conosciuto Semeria nei due anni che ho trascorso al P.S. del St Charles,dove lui lavorava come radiologo (un piccolo ospedale cui sono rimasto affettivamente legato, sembrava una specie di grande famiglia ). La notizia mi ha profondamente colpito
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