THE VERDE DEI MIRACOLI

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vanni-merlin
00domenica 17 settembre 2006 16:57
THE VERDE DEI MIRACOLI



Lo sostiene uno studio sul Journal of the American Medical Association.
Pare che questa bevanda riduca di un quarto i rischi di malattie cardiovascolari fatali.
Vi siete mai chiesti perché in Giappone si muore meno di infarto? Per il the verde, ovviamente. Chi lo usa assicura proprietà drenanti miracolose: amarissimo, ottimo aromatizzato al gelsomino, con una spruzzatina di limone.

Se lasciato lì puzza di pesce da morire, ma libera dalla ritenzione idrica e ha qualche effetto anche sui radicali liberi. Nessuno aveva mai ipotizzato però proprietà benefiche così spinte, al punto da tener lontano i consumatori dagli attacchi di cuore, anche se non è la prima volta che gli scienziati studiano le proprietà della miracolosa bevanda. I primi studi importanti risalgono a più di dieci anni fa e sono decine le ricerche pubblicate su come Jama, Journal of American Medical Association, Lancet, British Medical Journal ecc.


TUTTI I NUMERI DEL THE – È la bevanda più consumata al mondo, dopo l'acqua, e ogni anno se ne producono tre miliardi di kg. Se le stesse foglie, appena raccolte, vengono «lavate» a vapore e subito seccate per impedirne la fermentazione, si ottiene il the verde . Nel paese del Sol Levante se ne fa un consumo ancora più spinto, ma bisogna tenere anche conto che il regime alimentare nipponico è molto più sano di quello occidentale ed è difficile isolare la variabile «the verde».

LO STUDIO – I ricercatori della Tohoku University hanno iniziato l'osservazione del campione di persone dal 1994, seguendo l'evoluzione della loro salute ed eventuali decessi. 40.530 persone, dai 40 ai 79 anni, di cui l'80 per cento bevitori di the verde e la metà forti consumatori di the verde (anche cinque tazze al giorno) sono stati tenuti sotto costante controllo. Nel periodo, lungo 11 anni, si sono registrati 892 decessi per malattie cardiovascolari e 1.134 per tumori. I forti bevitori hanno riportato il 16 per cento di possibilità in meno di morte, con un rischio ancora più alleviato da parte delle donne (il 31 per cento inferiore alla media).

Fonte: www.corriere.it


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