Pindaro

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vanni-merlin
00mercoledì 10 maggio 2006 22:32
Pindaro




Poeta lirico greco nato a Cinocefale, presso Tebe in Beozia. Poiché egli stesso afferma che la sua nascita coincise con la scadenza dei quadriennali giochi Pitici, questa sembra da collocarsi nel 522, o più probabilmente nel 518 a.C. Da un altro passo, tuttavia di controversa interpretazione, si è voluto dedurre che fosse di famiglia aristocratica. Ad Atene, dove avvenne la sua formazione artistica e musicale, trascorse molti anni. La sua affermazione fu precoce, e già nel 498 gli fu dato incarico di comporre un epinicio per un giovane legato alla famiglia degli Alevadi in Tessaglia. Intorno al 475 a.C. si recò in Sicilia, presso le corti di Gerone tiranno di Siracusa e di Terone in Agrigento, ai quali sono dedicati alcuni dei suoi epinici più alti (Olimpiche 1, 2 e 3). La vicenda dei suoi viaggi per tutto il mondo greco e la serie dei canti che di quelli erano causa ed esito si possono ricostruire per sommi capi: fra le tappe più importanti di quest'attività vanno ricordate Egina, Rodi, Corinto, Abdera, Sparta, la Macedonia, Cirene, Argo. In quest'ultima città Pindaro si sarebbe spento ottantenne intorno al 438.
La produzione poetica di Pindaro fu di eccezionale ampiezza, abbracciando i diversi generi della melica corale. Essa venne pubblicata dal filologo alessandrino Aristofane di Bisanzio in 17 libri, di cui i primi 11 includevano i canti religiosi, gli altri 6 quelli profani. La suddivisione seguiva i tipi delle composizioni: Inni, Peani, Ditirambi (2 libri), Prosodi (2 libri), Parteni (2 libri, più 1 separato), Iporchemi (2 libri); quindi Encomi, Treni ed Epinici (4 libri). Di questo insieme si sono salvati pressoché integralmente soltanto gli Epinici, che vennero tramandati lungo tutta l'età bizantina. Del rimanente sopravvivono circa trecentocinquanta frammenti, fra cui circa centoquaranta su papiri. In questi, sebbene in condizioni lacunose, compaiono ampi brani di peani e ditirambi; meno rappresentati sono gli altri generi.
I quattro libri degli Epinici, ritenuti già dagli antichi il culmine dell'arte pindarica, sono ripartiti secondo i grandi giochi panellenici, che forniscono volta per volta l'occasione di celebrare il vincitore. Il libro delle 14 Olimpiche si collega così alle gare in onore di Zeus, che si tenevano a Olimpia nell'Elide ogni quattro anni. Le 12 Pitiche traggono origine dai giochi per Apollo Pizio, che venivano organizzati a Delfi sempre con scadenza quadriennale. Le 11 Nemee si riferiscono alle gare biennali che avevano luogo a Nemea nell'Argolide, sempre in onore di Zeus (ma le ultime tre hanno rapporto con occasioni diverse). Infine l'occasione delle 8 Istmiche era costituita dai giochi pure biennali che si svolgevano a Corinto in onore di Poseidon.




da: www.italica.rai.it/rinascimento/parole_chiave/schede/pin...

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