risposte
premetto che non sono un esperto in alimentazione, ma solo un conoscitore di un insieme di fattori alimentari e psicologici delle persone, e anche esperto dell'attività fisica in generale, dunque vi prego di considerare queste mie risposte con un contributo aggiuntivo al dibattito sulle diete e non come verità incontrovertibili. ciò premesso, a claudia e a chiara dico che è semplicistico affermare che il mattino non si ha fame, quando la sera si mangia molto. non sto a criticare la piacevolezza o l'aggregazione familiare del riunirsi la sera attorno alla tavola e a raccontarsi vicendevolmente la giornata intanto che si sbocconcella il cibo, ma è un comportamento alimentare sbagliato. se uno digiuna o quasi il mattino, e si trattiene a mezzogiorno, è normale che la sera la tendenza sia verso l'abbuffo. invece, purtroppo, una corretta alimentazione non può prescindere da un'abbondante colazione, perché si smaltisce meglio durante la giornata, si ha la forza per fare attività fisica se prevista, e perché si arriva al pasto serale con un giusto appetito. purtroppo però quello che si mangia la sera tende a essere assimilato di più dal nostro organismo, quindi è meglio rimanere leggeri. se volete allungare la permanenza a tavola, vi do' un consiglio che può apparire sciocco, ma che invece è efficace. usate i bastoncini, per mangiare, come fanno gli orientali. io li uso sempre. i primi tempi sono tragiici, ma ci si ride anche sopra, poi ci si abitua e ci si accorge che sono molto meglio delle nostre posate. anzitutto sono di legno, meno invasivo al palato del metallo, poi si mangia impiegando almeno il doppio del tempo, e allo stesso tempo gustandone meglio i sapori. inoltre si deve, giocoforza, preparare il cibo tagliandolo in piccoli pezzi, imparando a masticare meglio il cibo e aiutando la digestione. pausa pranzo. scusate, ma dove sta scritto che una pausa pranzo la si debba passare con un panino? portatevi uno yogurt con i cereali, o una confezione di fiocchi di latte, o, meglio ancora, qualcosa preparato da voi o avanzato dalla cena (tipo un po' di riso). insomma: ci sono molte alternative al panino o alla focaccia (entrambi non molto dietetici) purché, ripeto, sia stata consumata una robusta colazione. sui beveroni non mi pronuncio perché non voglio generalizzare, ma, per quello che sono le mie conoscenze, nel migliore dei casi sono quantomeno poco economici e non dannosi. ci sono sicuramente mille alternative migliori. cibo in generale. non sto a discutere i gusti personali, perché non è giusto ed è anche ozioso, però spesso ho visto che nei confronti del cibo c'è una preclusione a prescindere, più di tipo caratteriale che non materiale. intendo dire che c'è un sacco di persone che non assaggiano quell'alimento perché... non piace com'è fatto o chi l'ha fatto era mal colorato. non per niente i piatti pronti giocano molto sull'estetica di presentazione, nella pubblicità e nell'etichetta, e propongono attori di bella presenza come testimonial. io assaggio, e odoro, più cibi possibili, al di là della provenienza e della tecnica utilizzata a cucinarli. se poi è tradizione turca, armena, napoletana, cinese, o un insieme di culture gastronomiche, passa in second'ordine. rispetto la tradizione mediterranea, e ne sono innamorato, ma non schiavo. la questione si ricollega all'aspetto psicologico: noi italiani mediterranei consideriamo la cucina dietetica, se così posso chiamare la cucina senza o con pochi grassi, come una punizione, impoverendo senza motivo piatti che non sono stati concepiti per essere poveri. mi spiego meglio: se per mille motivi voglio mangiare un cibo povero di grassi animali o vegetali, non vado a reinventarmi gli spaghetti aglio olio e peperoncino senza l'olio, ma cucino una minestra indiana, che soddisfa naturalmente il palato con le sue spezie, e non ha grassi. ecco allora che ad allargare i propri orizzonti, spaziando dalla cucina mediterranea a quella etnica, o anche la vegetariana, orientale eccetera, ci si forma una cultura che sfocia nella possibilità di scegliere senza rimanere frustrati. perché la frustrazione, secondo me, è la causa principale del fallimento di molte diete. infatti la privazione forzata porta a un maggior desiderio dell'oggetto privato, non bisogna essere psicologi per saperlo, così come chi sa che non può compiere un'azione si trova irrimediabilmente attratto dall'azione stessa, anche se fino al giorno prima non gliene importava nulla. e nel tempo l'attrazione si trasforma in ossessione e la privazione prolungata porta alla frustrazione, che cessa nel momento stesso in cui cessa la privazione, facendo però subentrare i sensi di colpa. sono squilibri psichici che potrebbero benissimo essere riequilibrati attraverso una maggior conoscenza del cibo. sono sempre stato colpito dal fatto che l'alimentazione, così come l'attività fisica, non sia materia di studio scolastico al pari dellla matematica, o della storia, o dell'italiano. a quelle due materie è legato il benessere psicofisico di noi occidentali, ma è dura coltivarle senza conoscenze di base. così è normale che in questi due campi ci sia sconcerto di base, anzitutto, e poi tanta volontà ma anche incapacità di seguire un percorso corretto. ma è possibile anche farsi una cultura in merito, comprando (o noleggiando gratuitamente in libreria) alcuni delle migliaia di testi scritti sull'argomennto, a patto di liberarsi dalle preclusioni a prescindere. si può scoprire che mmangiare è bello, insomma, e un'importante fonte culturale perché aiuta a vivere meglio. anche perché, ripeto, la dieta, una volta iniziata, deve prima o poi riconvertirsi in un comportamento alimentare corretto. ed è meglio cucirselo su misura, adatto al proprio gusto.
scusate la prolissità,
marco