L'esperto risponde: 1 Cor 11:24-26

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Walter.Simoni
00martedì 26 maggio 2009 12:59
Giunge in redazione una mail che rigiro all'esperto in linea.

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I tdG credono che il NT sia stato scritto per gli unti destinati al Regno dei cieli. Tuttavia, ciò che viene richiesto a tale classe, per riflesso viene applicato anche ai componenti della grande folla, così, ad esempio, se Gesù comanda in Mt 28 di "andare e predicare...fino alla + distante parte della terra", questo comando è sì per l'unto rimanente, ma di fatto viene applicato anche dalla grande folla, la quale sostiene l'unto in questa colossale opera mondiale.

Questa premessa, per giungere al dunque, sulla base della scrittura in questione: 1 Corinti 11:24-26.
Se ciò che Gesù comanda nel NT per gli unti, è valido anche per il resto dei cristiani con la speranza terrena, perchè allora il COMANDO: "prendete e mangiatene tutti ... bevetene tutti", è applicato solo x gli unti?
I tdG sostengono che prendere gli emblemi sia indice di "chiamata celeste", quando di fatto in nessun posto la Scrittura sostiene tale ipotesi; piuttosto la Bibbia sostiene che è "lo spirito stesso (di Dio) che rende testimonianza mediante il ns spirito (della persona) che si è figli di Dio (unti, scelti per divenire coeredi)".
L'unzione dnq appare come una cosa strettamente personale, intima che riguarda Dio e la persona unta. Perchè mai dover dichiarare pubblicamente tale unzione attraverso la partecipazione al pane e al vino? Il pane e il vino sono emblemi del sacrificio di Cristo. Il comando di mangiarne e berne dovrebbe essere per TUTTI i cristiani, e non solo per gli unti. Titti i cristiani dovrebbero attestare attraverso la partecipazione agli emblemi, la loro personale accettazione della redenzione del sacrificio di Gesù. Perchè dare tale privilegio solo agli unti???
E' vero che Mt 26:29 dice agli unti che "mangeranno" e "berranno" nel Regno insieme a Cristo, ma ciò non significa che sia prerogativa dei soli eletti partecipare agli emblemi. In Matteo semplicemente sta descrivendo la relazione di partecipazione e intimità con Cristo che gli unti avranno il privilegio di continuare in cielo, proprio come hanno cominciato a fare mentre erano in terra, unti nella carne.

Perchè allora precludere alla grande folla di cristiani la gioia di ubbidire al comando di "mangiare il pane e bere dal calice"?


Lettera firmata
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amedeo.modigliani
00domenica 26 luglio 2009 13:43
Re:
Walter.Simoni, 26/05/2009 12.59:

Giunge in redazione una mail che rigiro all'esperto in linea.

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I tdG credono che il NT sia stato scritto per gli unti destinati al Regno dei cieli. Tuttavia, ciò che viene richiesto a tale classe, per riflesso viene applicato anche ai componenti della grande folla, così, ad esempio, se Gesù comanda in Mt 28 di "andare e predicare...fino alla + distante parte della terra", questo comando è sì per l'unto rimanente, ma di fatto viene applicato anche dalla grande folla, la quale sostiene l'unto in questa colossale opera mondiale.

Questa premessa, per giungere al dunque, sulla base della scrittura in questione: 1 Corinti 11:24-26.
Se ciò che Gesù comanda nel NT per gli unti, è valido anche per il resto dei cristiani con la speranza terrena, perchè allora il COMANDO: "prendete e mangiatene tutti ... bevetene tutti", è applicato solo x gli unti?
I tdG sostengono che prendere gli emblemi sia indice di "chiamata celeste", quando di fatto in nessun posto la Scrittura sostiene tale ipotesi; piuttosto la Bibbia sostiene che è "lo spirito stesso (di Dio) che rende testimonianza mediante il ns spirito (della persona) che si è figli di Dio (unti, scelti per divenire coeredi)".
L'unzione dnq appare come una cosa strettamente personale, intima che riguarda Dio e la persona unta. Perchè mai dover dichiarare pubblicamente tale unzione attraverso la partecipazione al pane e al vino? Il pane e il vino sono emblemi del sacrificio di Cristo. Il comando di mangiarne e berne dovrebbe essere per TUTTI i cristiani, e non solo per gli unti. Titti i cristiani dovrebbero attestare attraverso la partecipazione agli emblemi, la loro personale accettazione della redenzione del sacrificio di Gesù. Perchè dare tale privilegio solo agli unti???
E' vero che Mt 26:29 dice agli unti che "mangeranno" e "berranno" nel Regno insieme a Cristo, ma ciò non significa che sia prerogativa dei soli eletti partecipare agli emblemi. In Matteo semplicemente sta descrivendo la relazione di partecipazione e intimità con Cristo che gli unti avranno il privilegio di continuare in cielo, proprio come hanno cominciato a fare mentre erano in terra, unti nella carne.

Perchè allora precludere alla grande folla di cristiani la gioia di ubbidire al comando di "mangiare il pane e bere dal calice"?


Lettera firmata
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Le prerogative della classe celeste sono andate con lo scorrere del tempo sempre più scemando, fra esse possiamo annoverare il requisito del battesimo e la possibilità di svolgere il compito di sorvegliante nella congregazione. Per un certo tempo chi aveva la speranza terrena non si battezzava e in seguito non poteva svolgere mansioni pastorali. I riferimenti scritturali relativi alla "congregazione" o al nome "testimoni di Geova" vengono applicati alla classe terrena solo in senso lato. La classe terrena svolge l'opera di predicazione in aiuto di chi è direttamente responsabile di questo compito, cioè i Testimoni di Geova. Non ho difficoltà a credere che in futuro possano esserci aperture anche in merito al punto che lei pone.
Ettore07
00domenica 26 luglio 2009 15:49
Re:
Walter.Simoni, 26/05/2009 12.59:

Giunge in redazione una mail che rigiro all'esperto in linea.

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I tdG credono che il NT sia stato scritto per gli unti destinati al Regno dei cieli. Tuttavia, ciò che viene richiesto a tale classe, per riflesso viene applicato anche ai componenti della grande folla, così, ad esempio, se Gesù comanda in Mt 28 di "andare e predicare...fino alla + distante parte della terra", questo comando è sì per l'unto rimanente, ma di fatto viene applicato anche dalla grande folla, la quale sostiene l'unto in questa colossale opera mondiale.




Vorrei soffermarmi innanzitutto su questa premessa che parte da un assunto che non mi vede pienamente d'accordo.

Precisiamo che, se le Scritture Ebraiche furono scritte in primo luogo per la nazione dell’Israele carnale nel periodo in cui ebbe una relazione speciale con Dio, le Scritture Greche Cristiane furono scritte principalmente, anche se non in modo esclusivo, per l’“Israele di Dio”, coloro che sono unti come fratelli di Cristo e figli spirituali di Dio.

Naturalmente anche i non israeliti potevano trarre grande beneficio dallo studio delle Scritture Ebraiche. In modo simile, anche per i cristiani che non sono unti con lo spirito santo è di immenso beneficio studiare le Scritture Greche Cristiane e vivere in modo conforme ai consigli in esse contenuti.

Fatta questa premessa, è chiaro che il comando di predicare e organizzare tale opera è affidato in primis a coloro a cui principalmente sono rivolte le Scritture Greche, cioè gli unti.

E' ovvio che gli unti, essendo un numero esiguo, non può in pratica accollarsi in modo esclusivo la responsabilità e il privilegio di predicare in tutto il mondo. Per questo anche i componenti delle "altre pecore", cioè coloro che hanno la speranza di vivere per sempre sulla terra, sono ben lieti di collaborare in tale opera.

Tutto questo in pieno accordo con la profezia di Zaccaria 8:23 che dice: “Geova degli eserciti ha detto questo: ‘Sarà in quei giorni che dieci uomini da tutte le lingue delle nazioni afferreranno, sì, realmente afferreranno per il lembo un uomo che è un giudeo, dicendo: “Certamente verremo con voi, poiché abbiamo udito [che] Dio è con voi”’”.

Continua...


Methatron
00domenica 26 luglio 2009 19:35
La risposta al suo quesito si trova proprio nella sua domanda. Come giustamente afferma:


L'unzione dnq appare come una cosa strettamente personale, intima che riguarda Dio e la persona unta. Perchè mai dover dichiarare pubblicamente tale unzione attraverso la partecipazione al pane e al vino?



Esattamente per ottemperare al comando riservato a quella categoria di persone. Le Scritture affermano infatti che a coloro che hanno i requisiti per prendere gli emblemi, essendo “eredi in realtà di Dio, ma coeredi di Cristo”, Dio dà per mezzo del suo spirito santo la prova e l’assicurazione che sono figli di Dio.

L’apostolo Paolo scrive: “Lo spirito stesso rende testimonianza col nostro spirito che siamo figli di Dio”. E prosegue spiegando che altri trarranno beneficio dalla disposizione di Dio per questi figli: “Poiché l’ansiosa aspettazione della creazione attende la rivelazione dei figli di Dio”. (Ro 8:14-21) Dato che i coeredi di Cristo ‘regneranno quali re e sacerdoti sulla terra’, il Regno recherà benefìci a coloro che ne saranno i sudditi. (Ri 5:10; 20:4, 6; 21:3, 4)

È naturale che coloro che ne ricevono i benefìci si interessino del Regno e dei suoi sviluppi. Costoro assistono dunque, in qualità di osservatori, alla celebrazione del Pasto Serale del Signore, ma, non essendo coeredi di Cristo né figli spirituali di Dio, non prendono gli emblemi poiché non sono partecipi della morte di Cristo e non nutrono la speranza di una risurrezione alla vita celeste con lui. — Ro 6:3-5.

Cordialità.
Ettore07
00domenica 26 luglio 2009 23:13
Re:
Riprendo il mio post...

Walter.Simoni, 26/05/2009 12.59:


Se ciò che Gesù comanda nel NT per gli unti, è valido anche per il resto dei cristiani con la speranza terrena, perchè allora il COMANDO: "prendete e mangiatene tutti ... bevetene tutti", è applicato solo x gli unti?
I tdG sostengono che prendere gli emblemi sia indice di "chiamata celeste", quando di fatto in nessun posto la Scrittura sostiene tale ipotesi; piuttosto la Bibbia sostiene che è "lo spirito stesso (di Dio) che rende testimonianza mediante il ns spirito (della persona) che si è figli di Dio (unti, scelti per divenire coeredi)".
L'unzione dnq appare come una cosa strettamente personale, intima che riguarda Dio e la persona unta. Perchè mai dover dichiarare pubblicamente tale unzione attraverso la partecipazione al pane e al vino?

Il pane e il vino sono emblemi del sacrificio di Cristo. Il comando di mangiarne e berne dovrebbe essere per TUTTI i cristiani, e non solo per gli unti.



Bisogna innanzitutto precisare che sono i PRINCIPI scritti "non su tavolette ma sui cuori" cioé la legge del Cristo ad essere validi per tutti i cristiani a prescindere dal loro "destino" (celeste o terreno).
Alcuni comandi invece sono esclusivi per la classe celeste degli unti.
L'apostolo Paolo affermò che le cose che accadevano nell'antico Israele erano un'ombra di quelle avvenire. Da erudito ebreo, Paolo fece varie applicazioni dell'antico tempio di Gerusalemme e del servizio sacerdotale che vi veniva svolto all'attività di coloro che sarebbero divenuti "re e sacerdoti" nel Regno del Cristo.

E' logico dedurre che, come per la casta sacerdotale vi erano comandi ed esigenze esclusive che solo chi vi apparteneva poteva e doveva osservarli, così sarebbe stato per i futuri re e sacerdoti dell'"Israele spirituale".

Come si sarebbe distinto chi "sente" dentro di sé la chiamata celeste da chi invece nutre un speranza terrena se non prendendo del pane e del vino?
Inoltre va ricordato che Gesù la sera stessa i cui istituì il pasto serale concluse anche un "patto per un regno" con i presenti.
Alla fine di quella cena pasquale, Gesù parlò loro di una nuova celebrazione che tutti i suoi seguaci avrebbero dovuto osservare in futuro. Il vino di quella celebrazione cristiana ancora futura avrebbe rappresentato il sangue del “nuovo patto” che doveva sostituire il patto della Legge. — Luca 22:20.
Dunque solo chi era incluso in quel nuovo patto poteva partecipare agli emblemi del pane e del vino.



Titti i cristiani dovrebbero attestare attraverso la partecipazione agli emblemi, la loro personale accettazione della redenzione del sacrificio di Gesù. Perchè dare tale privilegio solo agli unti???


L'esercitare fede nel sacrificio di riscatto lo si dimostra non partecipando agli emblemi (che come ho spiegato sopra hanno tutt'altro scopo) ma credendo nel potere espiatorio del sacrificio di Cristo verso i nostri peccati e dimostrandolo vivendo all'altezza dei princìpi cristiani 24 ore su 24.



E' vero che Mt 26:29 dice agli unti che "mangeranno" e "berranno" nel Regno insieme a Cristo, ma ciò non significa che sia prerogativa dei soli eletti partecipare agli emblemi. In Matteo semplicemente sta descrivendo la relazione di partecipazione e intimità con Cristo che gli unti avranno il privilegio di continuare in cielo, proprio come hanno cominciato a fare mentre erano in terra, unti nella carne.


Se tutti andranno infine a regnare nei cieli chi saranno i loro sudditi? Su chi regneranno?


Perchè allora precludere alla grande folla di cristiani la gioia di ubbidire al comando di "mangiare il pane e bere dal calice"?


Gli israeliti ed i proseliti che non avevano accesso alle stanze interne del tempio non erano meno felici o inferiori di chi vi aveva accesso.
Era allora, come lo è adesso, una questione di ruoli all'interno della disposizione divina sull'adorazione.

Walter.Simoni
00lunedì 27 luglio 2009 22:41
Qualora l'utente - autore dell'e-mail - alla quale i ns amici stanno cercando di rispondere, ritenesse opportuno farci sapere se tali risposte lo soddisfano, può scrivere una mail al sottoscritto: walter.simoni@yahoo.it


(Gladio)
00martedì 28 luglio 2009 01:03
Gentile lettore,l’avvenimento e la base della sua domanda riportata in 1 Corinti 11:24,26 dovrebbero portarci a una serie di riflessioni.

L’Apostolo Paolo,non presente in quella circostanza parla sospinto dalla spirito santo e riporta i fatti accaduti nell’ultima cena o Pasto serale del Signore.

In altre occasioni Gesù parla a sacerdoti,folle congregate a pochi intimi oppure a una persona soltanto.
In quella speciale occasione relega quel momento all’intimità dei suoi discepoli.
Ciò che stà per dire e condividere con loro riguarda lui e loro soltanto.
Perché non condivide quelle indicazioni in una occasione dove potevano parteciparvi magari anche centinaia o migliaia di persone?
In altre occasioni sfama migliaia di persone ma nello specifico stabilisce che ciò che stà per dire o indicare era ad appannaggio di pochi.
Egli celebra un pasto di comunione ,un preludio al suo veniente sacrificio.

In Israele un uomo poteva provvedere un pasto di comunione portando un animale al santuario, dove l’animale offerto veniva scannato. Una parte veniva posta sull’altare come “odore riposante a Geova”; un’altra andava al sacerdote officiante, un’altra ancora ai sacerdoti figli di Aaronne. Anche l’offerente e la sua famiglia partecipavano al pasto. (Le 3:1-16; 7:28-36) Chi era ‘impuro’ secondo la definizione della Legge non poteva mangiare un sacrificio di comunione, pena lo stroncamento “dal suo popolo”. VEDI Lev 7:20, 21.
Anche il Pasto Serale del Signore è un pasto di comunione, poiché vi è una comune partecipazione. Geova Dio vi partecipa in quanto Autore della disposizione, Gesù Cristo è il sacrificio di riscatto, e i suoi fratelli spirituali vi partecipano prendendo gli emblemi. Essi mangiano alla“tavola di Geova”e questo indica che sono in pace con Geova. (1Co 10:21) Infatti le offerte di comunione a volte erano chiamate “offerte di pace”. — Le 3:1
Coloro che parteciparono al pasto, mangiando il pane e bevendo il vino, riconobbero di essere insieme partecipi in Cristo, in completa unità.
L’apostolo Paolo dice: “Il calice di benedizione che noi benediciamo, non è una partecipazione al sangue del Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è una partecipazione al corpo del Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, benché molti, siamo un solo corpo, giacché partecipiamo tutti a quel solo pane”. — 1Co 10:16, 17.


Per stabilire chi appropriatamente deve prendere gli emblemi della Commemorazione della morte di Cristo o Pasto serale del Signore, dobbiamo capire cos’è il nuovo patto e quali sono le parti che lo contraggono .

La Bibbia dichiara: “‘Ecco, vengono i giorni’, è l’espressione di Geova, ‘e io certamente concluderò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda un nuovo patto . . . Metterò la mia legge dentro di loro, e la scriverò nel loro cuore. E di sicuro diverrò il loro Dio, ed essi stessi diverranno il mio popolo. . . . Perdonerò il loro errore, e non ricorderò più il loro peccato’”. — Geremia 31:31-34.

Il nuovo patto rende possibile una relazione speciale con Geova Dio. Per mezzo di questo patto un certo gruppo di persone diventano il suo popolo ed egli diventa il loro Dio. La legge di Geova è scritta dentro di loro, nel loro cuore, e anche quelli che sono fuori dell’ovile degli ebrei circoncisi in senso fisico possono stringere una relazione con Dio basata sul nuovo patto. (Romani 2:29) Lo scrittore biblico Luca scrive in merito al proposito di Dio di ‘rivolgere l’attenzione alle nazioni per trarne un popolo per il suo nome’. (Atti 15:14) In base a 1 Pietro 2:10, ‘una volta non erano un popolo, ma ora sono il popolo di Dio’. Le Scritture lo chiamano “Israele di Dio”, cioè Israele spirituale. (Galati 6:16; 2 Corinti 1:21) Il nuovo patto, quindi, è un patto fra Geova Dio e l’Israele spirituale.

L’ultima notte che passò con i discepoli anche Gesù fece un patto con loro, un patto diverso. “Io faccio un patto con voi”, disse loro, “come il Padre mio ha fatto un patto con me, per un regno”. (Luca 22:29) Si tratta del patto del Regno. Gli esseri umani imperfetti che vengono introdotti nel patto del Regno sono 144.000. Dopo essere stati risuscitati alla vita celeste, regneranno con Cristo quali re e sacerdoti. [Apocalisse] 5:9, 10; 14:1-4) Pertanto coloro che sono nel nuovo patto con Geova Dio sono anche nel patto del Regno con Gesù Cristo. Essi sono i soli a prendere giustamente gli emblemi del Pasto Serale del Signore.


Coloro che hanno diritto di prendere gli emblemi della Commemorazione come sanno di avere questa speciale relazione con Dio e di essere coeredi di Cristo? Paolo spiega: “Lo spirito stesso rende testimonianza col nostro spirito che siamo figli di Dio. Se, dunque, siamo figli, siamo anche eredi: eredi in realtà di Dio, ma coeredi di Cristo, purché soffriamo insieme per essere insieme anche glorificati”. — Romani 8:16, 17.

I figli spirituali di Dio, che hanno questa chiamata celeste, sanno di essere tali perché ‘lo stesso spirito di Dio rende testimonianza col loro spirito che sono figli di DIO Questo stà a significare che il loro spirito agisce come forza impellente nella loro vita, spingendoli a reagire in modo positivo alle espressioni dello spirito di Dio, che attraverso la sua Parola ispirata parla di tale speranza celeste, e anche a ciò che Dio fa per loro mediante tale spirito. Così hanno la certezza di essere davvero eredi e figli spirituali di Dio.

Per esempio, più avanti nella visione dell’apostolo Giovanni, gli unti sono descritti come coloro che “furono comprati di fra il genere umano come primizie”. (Rivelazione 14:1, 4) questa parola “primizie” indica una piccola quantità scelta. Inoltre Gesù , quando era sulla terra, parlò di quelli che avrebbero regnato con lui nel suo Regno celeste come di un “piccolo gregge”. (Luca 12:32; 22:29) In effetti quelli scelti di fra il genere umano per regnare in cielo sono pochi rispetto all’umanità
Per mezzo del suo spirito santo, o forza attiva, Dio unge i coeredi di Cristo.

Questo dà loro la certezza che sono eredi del Regno. Crea in loro la speranza celeste. Essi considerano tutto ciò che la Bibbia dice della vita celeste come se fosse rivolto a loro. Inoltre sono disposti a sacrificare tutto ciò che è terreno, inclusi tutti gli affetti e la vita sulla terra. I cristiani unti con lo spirito si rendono conto che anche se la vita nel Paradiso terrestre sarebbe meravigliosa, questa non è la loro speranza. (Luca 23:43) Hanno un’immutabile speranza celeste non a motivo di false idee religiose ma grazie all’operato dello spirito di Dio, e quindi prendono giustamente gli emblemi della Commemorazione.

Perché dunque precludere alla grande folla di cristiani la gioia di ubbidire al comando di "mangiare il pane e bere dal calice"?


Il Signore Gesù Cristo aveva rivelato che, durante la sua presenza, ci sarebbero state persone che avrebbero fatto del bene ai suoi fratelli spirituali, visitandoli in momenti di necessità e prestando loro aiuto. (Mt 25:31-46) Dato che i coeredi di Cristo ‘regneranno quali re e sacerdoti sulla terra’, il Regno recherà benefìci a coloro che ne saranno i sudditi. (Ri 5:10; 20:4, 6; 21:3, 4) È naturale che coloro che ne ricevono i benefìci si interessino del Regno e dei suoi sviluppi. Costoro assistono dunque, in qualità di osservatori, alla celebrazione del Pasto Serale del Signore, ma, non essendo coeredi di Cristo né figli spirituali di Dio, non prendono gli emblemi poiché non sono partecipi della morte di Cristo e non nutrono la speranza di una risurrezione alla vita celeste con lui. — Ro 6:3-5.

Il profeta Isaia scrisse: “Gli stranieri che si sono uniti a Geova per servirlo e per amare il nome di Geova, per divenire suoi servitori, tutti quelli che osservano il sabato per non profanarlo e che si attengono al mio patto, anch’io certamente li condurrò sul mio santo monte e li farò rallegrare dentro la mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno per l’accettazione sul mio altare”. (Isaia 56:6, 7)

In Israele questo significava che degli “stranieri”, dei non israeliti, avrebbero adorato Geova, amando il suo nome, ubbidendo ai termini del patto della Legge, osservando il sabato e offrendo sacrifici presso il tempio, la “casa di preghiera” di Dio. — Matteo 21:13.
Come i loro compagni unti, le altre pecore hanno la legge di Geova scritta “nel loro cuore”. Amano profondamente i comandamenti e i princìpi di Geova e ubbidiscono ad essi. (Salmo 37:31; 119:97) Come i cristiani unti, conoscono Geova. Essere dichiarati giusti come amici di Dio permette alle altre pecore di abbracciare la speranza di ricevere la vita eterna su una terra paradisiaca, o sopravvivendo ad Armaghedon come parte della grande folla o mediante la ‘risurrezione dei giusti’.

monseppe
00giovedì 17 settembre 2009 11:44
Chiamata Celeste

La domanda era imperniata sulla scrittura di 1 Corinti 24:26.

La lettrice, però, con "prendetene e mangiatene tutti", vi associa ciò che Gesù disse in un diverso contesto, il seguente:

(Matteo 26:26-28) 26 Mentre continuavano a mangiare, Gesù prese un pane e, dopo aver detto una benedizione, lo spezzò e, dandolo ai suoi discepoli, disse: “Prendete, mangiate. Questo significa il mio corpo”. 27 E prese un calice e, avendo reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene, voi tutti; 28 poiché questo significa il mio ‘sangue del patto’, che dev’essere versato a favore di molti per il perdono dei peccati.

Tale patto, fu stipulato dopo che fu adempiuto il comando della celebrazione della Pasqua ebraica (il vecchio patto). Con chi fece il "nuovo patto" manifestato mediante il prendere gli emblemi (simboli) del pane e del vino? Con tutti? Gesù stesso specificò:

(Luca 22:28-30) 28 “Comunque, voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; 29 e io faccio un patto con voi, come il Padre mio ha fatto un patto con me, per un regno, 30 affinché mangiate e beviate alla mia tavola nel mio regno, e sediate su troni per giudicare le dodici tribù d’Israele.

Il patto, occorre notare, era per "un regno" e coloro che ne avrebbero beneficiato sarebbero stati dei re in tale regno, assieme a Cristo. Infatti, ai "partecipanti a tale patto" (gli unti) è detto che sederanno su dei troni e giudicheranno le docici tribù d'Israele (ovvero il popolo odi Dio).

Se tale patto fosse rivolto a "tutti", "tutti" dovremmo poi sedere su dei troni... per regnare su chi? Su noi stessi?

A tali "unti" è richiesta una condatta particolare; infatti Gesù riconobbe solo ai suoi 11 Apostoli, scelti fra i suoi tanti discepoli (Giuda, fu fatto uscire prima della celebrazione del nuovo patto), che essi "avevano perseverato con lui, nelle prove" ma i "discepoli" di Gesù, in quel tempo, erano molto più che i soli untici "apostoli".

In quella occasione, mediante la ristretta rappresentanza degli 11 apostoli, Gesù dava origine al ristretto numero di persone che avrebbe fatto parte di una classe separata (scelta da Dio mediante il suo spirito) per regnare poi con Gesù stesso nei cieli e su tutta la terra.

Tale ristretto gruppo di persone (144.000) in adempimento del comando di Gesù in Luca 22:28-30, prendendo il pane e il vino alla celebrazione della Pasqua (non quella ebraica), ma lo stesso durante il 14 giorno del mese di Nisan, si identificano e si riconoscono come degli schiavi "comprati" mediante il sacrificio di riscatto di Gesù simboleggiato appunto dal pane e dal vino.

(Rivelazione 14:3-5) ...Ed essi cantano come un nuovo cantico dinanzi al trono e dinanzi alle quattro creature viventi e agli anziani; e nessuno poteva imparare quel cantico se non i centoquarantaquattromila, che sono stati comprati dalla terra. 4 Questi son quelli che non si contaminarono con donne; infatti, sono vergini. Questi son quelli che continuano a seguire l’Agnello dovunque vada. Questi furono comprati di fra il genere umano come primizie a Dio e all’Agnello, 5 e nella loro bocca non fu trovata falsità; sono senza macchia.

Le "primizie" nessuno le confonde con l'intero raccolto. Sono una preliminare e "selezionata" raccolta privilegiata, mentre una vendemmia poi raccoglie tutto il resto del prodotto maturato.

Pertanto i "Tutti" indicati dalla lettrice, non possono essere "tutti" i cristiani oggi viventi che con fedeltà camminano secondo gli insegnamenti del Cristo.

Sono invece coloro (144.000) che saranno assime a Cristo e che assieme al regnante figlio di Dio governeranno il genere umano (Ogni nazione) che avrà riposto fede nel sacrificio di ricatto di Gesù.
Tale espressione di fede, questa "grande folla" di ogni nazione, la manifesta presenziando alla annuale (il 14 Nisan) celebrezione degli "emblemi" che sono i "simboli" del corpo e del sangue di Gesù, rappresentati dal pane e dal vino che solo coloro che sono stati scelti, "comprati", da Geova possono giustamente prendere (bere e mangiare) senza incorrere in un giudizio avverso contro di loro da parte di Dio.

Questa "chiamata" (scelta, selzione) celeste è scritturale:

(2 Pietro 1:10-11) 10 Per questa ragione, fratelli, tanto più fate tutto il possibile per rendere sicura la vostra chiamata ed elezione; poiché se continuate a fare queste cose non verrete mai meno. 11 Infatti, così vi sarà riccamente concesso l’ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

(Ebrei 3:1) 3 Di conseguenza, fratelli santi, partecipi della chiamata celeste, considerate l’apostolo e sommo sacerdote che noi confessiamo, Gesù.

(Efesini 4:1) 4 Io, perciò, prigioniero nel Signore, vi supplico di camminare in modo degno della chiamata con la quale foste chiamati...

e di numero ben determinato e limitato:

(Rivelazione 14:1-3) 14 E vidi, ed ecco, l’Agnello stava sul monte Sion, e con lui centoquarantaquattromila che avevano il suo nome e il nome del Padre suo scritto sulle loro fronti. 2 E udii un suono dal cielo come il suono di molte acque, e come il suono di alto tuono; e il suono che udii era come di cantori che si accompagnavano con l’arpa suonando le loro arpe. 3 Ed essi cantano come un nuovo cantico dinanzi al trono e dinanzi alle quattro creature viventi e agli anziani; e nessuno poteva imparare quel cantico se non i centoquarantaquattromila, che sono stati comprati dalla terra.

monseppe
Neropece
00giovedì 17 settembre 2009 17:30
Su questa questione io sono del parere che anche se tutti ("unti" e non) partecipassero agli emblemi non si violerebbe nessun dettame né principio biblico, visto che tutti beneficiamo del sacrificio di Cristo, chi in un modo chi in un altro. La "prassi" nostra di riservarlo ai soli "unti" è, appunto, una prassi e io la rispetto come tale. Geova e Gesù non si offenderebbero io credo se, spinto dall'amore e dall'apprezzamento, un discepolo volesse partecipare agli emblemi pur non avendo la chiamata celeste..
amedeo.modigliani
00giovedì 17 settembre 2009 17:55
Re:
Neropece, 17/09/2009 17.30:

Su questa questione io sono del parere che anche se tutti ("unti" e non) partecipassero agli emblemi non si violerebbe nessun dettame né principio biblico, visto che tutti beneficiamo del sacrificio di Cristo, chi in un modo chi in un altro. La "prassi" nostra di riservarlo ai soli "unti" è, appunto, una prassi e io la rispetto come tale. Geova e Gesù non si offenderebbero io credo se, spinto dall'amore e dall'apprezzamento, un discepolo volesse partecipare agli emblemi pur non avendo la chiamata celeste..




Concordo [SM=g28002], del resto nessuno ci impedisce di celebrare la commemorazione in forma privata mangiando il pane e bevendo il vino, e in fondo credo che nemmeno la data della celebrazione sia importante.
monseppe
00giovedì 17 settembre 2009 18:21
Rispetto...

Certo, fare lo potete fare.

farlo sarebbe meglio NON farlo.

O avete dimenticato che anche... prendete un giudizio "personale" da Dio stesso al riguardo?

Se poi "Dio" prendesse per buona questa vostra intenzione, e vi lascia (senza l'aiuto del suo spirito) nelle mani di Satana.. avrete la forza "spirituale" di contrastarlo? Satano non può sapere se state scherzando o facendo sul serio.. e per lui, gli "unti".. sono solo da inghiottire.

Inoltre, chi decide l'unzione? non è Dio che "compra" per Cristo l'unto per lui stesso?

"DOPO" la commemorazione, il pane e il vino sono semplici "pane" e "vino" e potete mangiarli liberamente, col dovuto rispetto, spero.

Durante però la celebrazione, si è al cospetto di Dio che siede sul trono.

Io sarei timoroso anche solo a pensare di mancare di rispetto su questo punto...
ricordate che a Dio tutto ciò è costato il vedere morire suo figlio nella sofferenza e nell'abbandono da lui stesso, come fosse Gesù stesso un "Maledetto" secondo la legge.

Scusate se mi permetto un tono serio.. ma lo ritengo necessario. Esprimo la mia disapprovazione per la leggerezza con la quale sono stati fatti i commenti agli ultimi due post.

monseppe



Roberto Carson
00giovedì 17 settembre 2009 18:36
Re:
Neropece, 17/09/2009 17.30:

Su questa questione io sono del parere che anche se tutti ("unti" e non) partecipassero agli emblemi non si violerebbe nessun dettame né principio biblico, visto che tutti beneficiamo del sacrificio di Cristo, chi in un modo chi in un altro. La "prassi" nostra di riservarlo ai soli "unti" è, appunto, una prassi e io la rispetto come tale. Geova e Gesù non si offenderebbero io credo se, spinto dall'amore e dall'apprezzamento, un discepolo volesse partecipare agli emblemi pur non avendo la chiamata celeste..



La risposta alla domanda giunta in redazione è stata data ampiamente. In merito alla faccenda di chi dovrebbe prendere gli emblemi alla commemorazione si potrebbe aprire una discussione specifica.


amedeo.modigliani
00giovedì 17 settembre 2009 20:44
X Monseppe


Io parlavo dell'assunzione degli emblemi NONOSTANTE l'assenza di una chiamata celeste, se cioè presi con la consapevolezza di avere una speranza terrena senza essere partecipi dell'unzione quali re e sacerdoti nei cieli.
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