Il Silmarillion - di J.J.R. Tolkien

Tidus forever
00lunedì 6 settembre 2004 14:21


Il Silmarillion è una raccolta di testi che J.R.R. Tolkien ha cominciato ad elaborare nel 1917 ed ha sviluppato nel corso di tutta la sua vita. Il figlio Cristopher, nel 1977, dopo aver riunito tutti gli scritti del padre, ha pubblicato postuma la raccolta di testi e l’ha chiamata il Silmarillion, dal nome degli oggetti che hanno maggior rilievo nella trama del libro. Non è un libro paragonabile a "Lo Hobbit" o al "Signore degli Anelli", in quanto è una raccolta di leggende riguardanti soprattutto la Prima Era, in cui fu creato il mondo con tutte le sue creature, una sorta di Antico Testamento, come è stato definito da molti.

E così troveremo nel primo capitolo, quello della creazione del mondo, un originalissimo consesso di dei che attraverso la musica celestiale che sono in grado di produrre danno vita alle creature, al mare, alla natura e a tutti gli elementi della terra. Naturalmente vi troviamo anche l'origine del male con Morgoth, uno dei santi creatori che, invidioso del potere del dio Ilùvatar tenta di ottenere più potere per sè scatenando il Male nel mondo.

Successivamente il libro, nonostante l'innegabile faticosità della lettura, passa a spiegare la nascita delle razze: prima gli elfi, gli esseri perfetti e immortali, poi gli umani mortali, ma con la facoltà di interrogarsi sul senso della vita; poi ancora i nani, creati da uno dei Valar (così si chiamano gli dei che sovrintendono alle "cose della terra") per aiutarlo nei lavori.

Successivamente si passa al racconto dell'espansione delle varie razze sulla terra e in seguito alle guerre e alla storia dei silmaril, oggetti preziosissimi creati dagli elfi che scatenarono l'invidia di Morgoth.

Non si tratta, quindi, né di un romanzo né di un racconto, quanto piuttosto di un vero e proprio tentativo di costruire una "nuova mitologia" sulle basi dell'epos antico.

Provare a leggere quanto segue: c'è più filosodia in questa fantasia che in quella di tutti i giorni.

Sviluppo generale del racconto
I primi due libri, Ainulidalë e Valaquenta, descrivono dunque il tempo del mito e la creazione di un cosmo ordinato da parte dell’Uno, chiamato Ilúvatar. Fece prima di ogni altro essere gli Ainur, con i quali contemplò la Musica e decise di darle forma concreta generando così il Mondo, inviandovi gli Ainur per completarlo e prepararlo alla venuta dei suoi figli: Uomini e Elfi. Sulla terra, gli Ainur (il cui nome diventa Valar, potenze del mondo) ebbero il potere di personalizzare la creazione di Ilúvatar, e dal canto di una di loro, Yavanna, nacquero due alberi, gli Alberi della Luce, che si coprirono di fiori e illuminarono la terra, Arda. Dalla loro comparsa si iniziò a calcolare il Tempo.
Il più potente dei Valar, Melkor, dominatore dei quattro elementi, desiderò accrescere il suo ruolo, turbando l’ordine cosmico con i suoi pensieri e generando una tempesta e una guerra, da cui nacque una musica diversa, che tentava di alterare la musica divina preesistente. Inoltre, Melkor si preparava ad assoggettare le creature che rispecchiavano "la mente di Ilúvatar" e che quest’ultimo avrebbe inviato nel mondo. Nel plasmare Arda, tentava di distruggere o modificare ciò che gli altri Valar costruivano. La volontà di Ilúvatar però non poteva essere vanificata: dapprima giunsero gli Elfi immortali e poi gli Uomini, preparati da Ilúvatar a non trovare mai pace sulla terra, ma anche a poter "plasmare la propria vita tra le potenze e i casi del mondo".
Il terzo libro, Quenta Silmarillion, rappresenta il cuore dell’opera. Molti sono gli eventi che si sono verificati dalla creazione del mondo: i Valar hanno continuato a contrastare l’azione di Melkor, invano, e si sono trasferiti a Valinor, ai confini di Arda. Poiché l’arrivo degli Elfi e degli Uomini rappresenta un rischio, un’opportunità per Melkor di attuare i suoi tenebrosi piani, i Valar offrono alle creature elfiche protezione, invitandoli a trasferirsi nella loro terra. Tra le varie razze sono gli Eldar ad accettare l’offerta, mentre gli Elfi Oscuri rifiutano. Il contatto con lo stile di vita dei Valar conduce però gli Eldar alla rovina: avvertendo il bisogno di possedere le cose e di conservarle, gli Eldar spianano la strada al male. Un loro figlio, Fëanor, appartenente alla razza degli Elfi Profondi, giunti a Valinor in secondo tempo, riesce a catturare la luce degli Alberi di Yavanna in tre pietre, Silmaril. Stupiti da tanta bellezza, i Valar consacrano le tre pietre determinandone anche la purezza nell’essenza: nessun essere immondo avrebbe più potuto toccarle senza bruciare. E’ per Melkor l’occasione giusta e distrugge i due Alberi, ben sapendo che l’unica forza che può ridare loro la vita è contenuta nelle tre pietre, che Yavanna può utilizzare per ricrearli. Melkor nel suo piano ha previsto anche la cupidigia di Fëanor, che non accetta di donare le pietre ai Valar e maledice con i suoi figli chiunque avesse mai osato impadronirsi di una di esse. Per fuggire da Valnor, i Noldor chiedono ai Teleri, gli Elfi del mare, di poter utilizzare le loro navi, ma la cupidigia ha pervaso anche questa razza di Elfi, che rifiuta di cedere le loro proprietà. E’ lotta fratricida: i Noldor trucidano i Teleri e si impadroniscono delle loro navi, gesto che porta i Valar a maledire gli elfi e a precludere loro per sempre il Reame Beato di Valnor, rendendolo impenetrabile. Nella loro maledizione, i Valar predicono la perdita dei Silmaril. Melkor infatti riesce a impadronirsi delle pietre uccidendo il re dei Noldor e fuggendo quindi nella Terra di Mezzo, stabilendosi ad Angband, dove instaura il suo regno di tenebre. In questo clima di terrore, si innesta la storia d’amore tra Beren, un Uomo, e Luthien, figlia di un re elfico. Per ottenere la sua mano, Beren deve compiere l’impresa più difficile: recuperare uno dei Silmaril di cui Melkor è in possesso. Tra mille prove Beren riesce a impadronirsi della pietra, ma la perde nuovamente quando il lupo mannaro che è posto a guardia del regno di Melkor la ingoia. Impazzito e divorato dalla maledizione che gli stessi elfi avevano scagliato contro chiunque si fosse impadronito delle pietre, il lupo mannaro distrugge le terre percorse finché non viene ucciso da Huan, creatura fedele amica di Beren e Luthien. La pietra è recuperata, ma Beren muore e solo la magia e l’amore di Luthien, che rinuncia alla sua immortalità, gli consentirà di tornare nella Terra di Mezzo ancora per qualche tempo. Tra gli uomini sopravvissuti al regno di terrore di Melkor, indebolito per la perdita del Silmaril, si trova Eärendil, "il forte marinaio celebrato nei canti", che grazie alla pietra riesce a compiere il viaggio verso Valinor e a penetrarla, chiedendo perdono ai Valar e aiuto nella guerra contro Melkor. Il suo coraggio e la pietra che reca con sé inducono i Valar a cedere, scatenando la lunga "Guerra dell’Ira" contro Melkor che, finalmente sconfitto, viene relegato – anche se non definitivamente – ai confini del mondo, nel Vuoto delle tenebre. Il Silmaril riconquistato è messo nella volta celeste come stella luminosa e gli Uomini che hanno aiutato i Valar nella lotta contro il male, vengono ricompensati con lunga vita, anche se non con l’immortalità destinata solo agli Elfi.
Da qui parte il quarto libro del Silmarillion, Akallabêth, o Caduta di Númenor.
Gli accadimenti narrati si svolgono nella Seconda Era: i Valar hanno donato agli Uomini Atani un’isola tra l’oceano e il regno beato, terra che i nuovi abitanti chiamano Númenor.
La pace regna sovrana tra Uomini ed Elfi e l’isola è il felice ricordo di ciò che avrebbe potuto essere il mondo se Melkor non lo avesse traviato. Ma ancora una volta il male tesse le sue trame: il servitore di Melkor, Sauron, è stato condotto prigioniero sull’isola dove riesce a confondere i già vacillanti Uomini, che iniziano a invidiare l’immortalità degli Elfi. Un tempio a Melkor è elevato come simbolo di adesione al male e Sauron convince gli Uomini a muovere guerra contro i Valar, per impadronirsi del loro regno e della loro immortalità. Ma Ilúvatar interviene, facendo tremare la terra: Númenor è inghiottita nelle profondità abissali, con tutti i suoi abitanti, un tempo felici. L’isola beata dei Valar scompare per sempre se non a chi sappia trovarla percorrendo l’invisibile ponte nell’aria.
Il quinto libro del Silmarillion, Gli Anelli del Potere e la Terza Età, è l'antecedente immediato del Signore degli Anelli. Gli eventi narrati si svolgono a partire dalla seconda parte della Seconda Età fino alla Terza Età, e raccontano il regno di Sauron nella Terra di Mezzo e di come i Valar, per un’ultima volta, volessero aiutare quelle razze sopravvissute inviando gli Istari, loro emissari, di cui fa parte il nobile e saggio Gandalf, per sconfiggere Sauron. Questi ha insegnato agli Elfi la creazione di anelli magici: tre per gli stessi Elfi, 7 per i Nani, 9 per gli Uomini e uno, nel quale Sauron ha trasmesso il suo enorme potere, per sé. E’ l’Anello più potente, in grado di controllare tutti gli altri che hanno, per Sauron, il potere di sottomettere e controllare le razze per cui sono stati creati. Gli Elfi, però, comprendendo l’inganno nascondono i tre forgiati per loro. Dei sette anelli dei Nani, parte viene perduta e parte rientra in possesso di Sauron, e i nove appartenenti agli Uomini sono utilizzati da Sauron per rendere schiavi i possessori, che diventano quindi suoi servitori-ombra.
L’ultima alleanza tra Elfi e Uomini viene sancita per sconfiggere il Male: Elendil, re di Gondor appartenente alla razza degli Uomini si coalizza con il signore degli Elfi Gil-galad per muovere guerra a Sauron; nella battaglia i due perdono la vita, ma il figlio di Elendil, Isildur, riesce a tagliare il dito di Sauron sul quale si trovava l’Anello. Privato del suo simbolo di potere, Sauron abbandona la battaglia e si ritira. L’anello prende il sopravvento su Isildur, che si rifiuta di distruggerlo soggiogato dal suo potere e cade vittima di un attacco da parte degli Orchi. Morendo, Isildur perde l’anello nel fiume Anduin.

...e la storia continuò con "Lo hobbit" e "Il Signore degli anelli".

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principenero717
00domenica 19 settembre 2004 01:05
Gran lavoro Andrea, il Silmarillion è un'opera complessa, difficile se paragonata ai capolavori di Tolkien.
Difficile ma indispensabile per saper leggere al meglio la mitologia tolkeniana.
Va letto, piano piano ma va letto.
Attraverso il Silmarillion diversi punti oscuri del Signore degli anelli iniziano a prendere luce.
maured
00martedì 18 gennaio 2005 14:48
Re:

Scritto da: principenero717 19/09/2004 1.05
Gran lavoro Andrea, il Silmarillion è un'opera complessa, difficile se paragonata ai capolavori di Tolkien.
Difficile ma indispensabile per saper leggere al meglio la mitologia tolkeniana.
Va letto, piano piano ma va letto.
Attraverso il Silmarillion diversi punti oscuri del Signore degli anelli iniziano a prendere luce.



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d'accordo con te, principe nero e complimenti a Tidus per la fatica. Ho finito il Silmarillion a inizio gennaio e devo dire che, oltre al fatto che va riletto diverse volte prima che io riesca a districarmi con tutti i nomi simili dei diversi personaggi, è stato molto utile a chiarire diversi aspetto del Signore degli anelli che ho già letto diverse volte senza mai stancarmi ... [SM=x520518]
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