Amiche mie immense,
come si fa oggi ad essere triste con tutto l'affetto che mi avete fatto sentire? No, non si può.
Ieri sera sì ho pianto tanto, ma oggi l'amore che mi è piovuto addosso da tutte voi, da Paolo, da Emanuele, dalle mie ragazze in collegio (con cui alle sette abbiamo celebrato una Messa in suo ricordo), della mia mamma, e proprio cinque minuti fa, anche dalla mia amica del cuore del periodo in Germania, che mi telefona tutti gli anni da Bruxelles perché di Emma non si dimentica mai, mi hanno sollevato il cuore, dandogli le stesse ali che ha lei.
Grazie Loredana per essere sempre la prima a ricordarti, grazie Ilaria per essere quell’amica che senti sempre sul cuore, vicina vicina, anche quando non troviamo il tempo per farci le telefonate fiume dei primi tempi (quando avevo la fortuna di lavorare meno…), grazie Cristina per avermi scritto dai nostri monti un magnifico sms pieno d’affetto, grazie Monica, il tuo sguardo nero e malinconico mi è rimasto nel cuore, grazie Adele (spero di conoscerti presto in un raduno), grazie Marcellina (non vedo l’ora di rivederti, stavolta con Luciano e per più tempo), grazie Simona (esattamente tra un mese ti stritolo con un abbraccio!) e grazie Livia, che mi hai fulminato dal tuo primo post nel nostro forum e che mi hai regalato oggi non un pensiero, ma una poesia, che terrò gelosamente nel cassetto e che leggerò tutte le volte in cui dubiterò di quella forza che mi attribuisci.
A proposito di forza, ho aspettato questo giorno per raccontarvi di un piccolo miracolo, del segno che Emma mi ha inviato dieci giorni fa, in un momento di estremo sconforto e difficoltà. La scorsa settimana sono stata ricoverata 3 giorni in pediatria con Emanuele, per una brutta forma di gastroenterite che lo stava disidratando. Siamo andati al pronto soccorso pensando ad una semplice puntura antivomito o qualcosa di simile e invece ci han tenuti dentro: stesso edificio di 4 anni prima, solo due piani sotto rispetto al luogo in cui Emma ha lottato per rimanere in vita, persino la stessa tarda ora. Mi son sempre ripetuta che non era niente di davvero preoccupante, ma vi confesso che i brutti pensieri fanno presto a venire. Proprio la prima notte, in preda ad un momento di sconforto vedendolo tanto caldo per la febbre e con quella flebo troppo grande per il suo braccino, ho alzato lo sguardo verso il Crocifisso, e piangendo ho chiesto a Lui e ad Emma solo un piccolo segno che tutto sarebbe finito bene. Ripetevo: “Emma pensaci tu, fatti sentire dalla tua mamma”…e pensare che proprio il giorno prima avevo detto a Paolo che era tanto che non la sentivo, persa com’ero io in tante piccole preoccupazioni che mi tenevano lontana da quello stato di calma e silenzio grazie al quale tante volte avevamo trovato il modo di “comunicare”. La mattina, quando alle sette l’infermiera è venuta a tirare su la tapparella, ho visto una piccola coccinella proprio lì sul cuscino, a dieci centimetri dal visino di Emanuele. Non ho avuto dubbi che fosse quello il piccolo segno che avevo chiesto in silenzio tra le lacrime poche ore prima: non c’erano finestre aperte, la nostra stanza era proprio nel bel mezzo di un corridoio lunghissimo, quel piccolo meraviglioso insettino aveva dovuto compiere un viaggetto niente male per farsi trovare lì, "a due zampe” dai suoi riccioli biondi, la forza gliel’avevano data sicuramemte dall'alto perché aveva la sua missione di messaggero da compiere. Da quell’istante ho affrontato in tutt’altro modo l’ansia di quei giorni in ospedale e ho avuto l’ennesima prova che i nostri Angeli non ci abbandonano neppure per un istante e che siamo noi nelle loro mani, nel loro abbraccio, sulle loro ali.
Grazie Emma, per avermi donato tante amiche a cui dire dal profondo del cuore “ti voglio bene”, senza pudore …e dire che la tua mamma non è mai stata una da troppe smancerie…
VI VOGLIO BENE!
Giovanna