Danno fuoco a 16enne, tutto inventato per evitare rimproveri. La mamma: lo metto io ai domiciliari

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martee1964
00venerdì 11 luglio 2008 08:30
VERONA (10 luglio) - Un gioco finito male, una storia inventata per coprire le loro responsabilità e la tragedia di un mese fa come dramma a cui ispirarsi. Era tutta inventata la storia del gruppo di ragazzi punk che a Verona aveva dato fuoco agli abiti di un sedicenne per una sigaretta rifiutata.

Lo ha scoperto la Squadra Mobile di Verona al termine di lunghissimi interrogatori conclusi nel cuore della notte. In realtà - secondo la ricostruzione della Polizia - i cinque ragazzi stavano giocando con alcol, fiammiferi e un pentolino in un casolare e uno di loro è rimasto gravemente ustionato. Per coprire il gioco ed evitare i rimproveri dei genitori, hanno deciso tutti insieme di inventare la storia dell'aggressione da parte di un gruppo di punk, ispirandosi alla vicenda di Nicola Tommasoli, il ragazzo morto a Verona dopo essere stato aggredito per aver rifiutato una sigaretta la sera del primo maggio scorso.

I cinque hanno dato a lungo la stessa identica versione dei fatti, anche se alcuni particolari hanno insospettito gli investigatori che alla fine hanno ottenuto la confessione di uno dei ragazzi. Il giovane ustionato è tuttora ricoverato nel reparto Grandi Ustionati dell'ospedale di Verona. Le sue condizioni non sono gravi.

I cinque ragazzi - già da qualche giorno andavano in una vecchia trattora abbandonata di Borgo Milano, a Verona, dove davano fuoco all'alcol versato in un pentolino. Uno del gruppo - A.S. - si è avvicinato con una bottiglia di alcol per alimentare il fuoco ma la fiamma ha fatto esplodere la bottiglia. L'alcol lo ha investito facendo andare a fuoco la maglietta e i pantaloncini.
Gli amici lo hanno soccorso e aiutato a spegnere le fiamme, chiamando subito dopo il soccorso sanitario. Prima dell'arrivo dei medici, però, hanno concordato la storia dell'aggressione che è stata sostenuta unanimemente da tutti e cinque, compreso l'ustionato, ascoltato dalla Polizia in ospedale.

I ragazzi sono stati sotto shock per alcune ore mentre pattuglie della Polizia setacciavano Verona alla ricerca dei punk (uno - hanno inventato i ragazzi - aveva la "cresta" e i capelli rossi). Rincuorati dagli investigatori, hanno ripreso il filo del racconto facendo però emergere, man mano che venivano ascoltati separatamente, alcune contraddizioni, in particolare sul luogo dove era avvenuto l'episodio. Alla fine uno di loro ha raccontato cosa era realmente accaduto.

«So bene che voi non li arresterete, ma io, mio figlio, non lo farò uscire di casa per un bel pò, lo metterò io agli arresti domiciliari»: lo ha detto alla Polizia la mamma di uno dei cinque ragazzi coinvolti ieri sera nella vicenda della falsa aggressione. «Questa vicenda - ha commentato il Questore di Verona, Vincenzo Stingone - deve far riflettere sull'effetto mediatico sui ragazzi. Così giovani - ha aggiunto - erano informatissimi su quanto accaduto a Nicola Tommasoli, aggredito a maggio per aver rifiutato una sigaretta, ed è scattato una sorta di sbagliato spirito di emulazione».
«Questo episodio - ha concluso Stingone - mi permette anche una riflessione amara: i nostri uomini hanno lavorato tutta la notte, ma ne avremmo fatto volentieri a meno».
gioiaedolore
00venerdì 11 luglio 2008 11:09
non sanno piu' come vivere la loro vita certi ragazzi!! devono per forza mettersi nei casini...
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