CASO VISCO/SPECIALE: UNA TELEFONATA E DUE TESTIMONI

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INES TABUSSO
00mercoledì 6 giugno 2007 19:05


LA REPUBBLICA
1 giugno 2007
Il generale Speciale sembra avere comunque le ore contate
Ecco come è stata costruita la trappola per il viceministro dell'Economia
Palazzo Chigi ha deciso
cambierà il capo della Gdf
Un suggeritore dietro la campagna de "Il Giornale"
E' lo stesso comandante generale: solo lui sapeva certe cose

di CARLO BONINI

ROMA - Alla maggioranza non è rimasto più tempo. E ora, dunque, raccontano a Palazzo Chigi che il "caso Visco" sarà sciolto in tre mosse. Presto. Molto presto. Il generale Roberto Speciale, comandante generale della Guardia di Finanza, sarà destituito dal comando e destinato ad altro incarico. Il viceministro dell'Economia si autosospenderà dalle deleghe alla Guardia di Finanza in attesa che la magistratura lo "ripulisca" anche solo dal sospetto di indebite pressioni sui vertici delle Fiamme Gialle.

E a chiederglielo sarà Romano Prodi prima del dibattito e del voto di mercoledì al Senato, facendo coincidere la sua richiesta con il ritiro della mozione di Antonio Di Pietro.

Non è detto, evidentemente, che la maggioranza abbia la forza di fare ciò che pensa di dover o poter fare. Né, soprattutto, che Visco accetti di prendere una decisione che, fino a ieri sera, nessuno gli ha neppure accennato. Resta però un fatto: il generale Speciale ha le ore contate. In questi dieci giorni, ha lasciato le sue impronte digitali e quelle del suo ex capo di stato maggiore, Emilio Spaziante (oggi vicesegretario del Cesis), nella campagna condotta dal "Giornale", il quotidiano della famiglia Berlusconi, sul viceministro dell'Economia. E lo ha fatto in modo grossolano, accreditando circostanze inesatte, manipolando significativamente passaggi decisivi dell'affare.

Speciale era l'unico, per averne fatto esplicita richiesta all'Avvocatura dello Stato (che ne conservava copia in cassaforte), in possesso dei verbali di testimonianza che lui stesso, come i generali Spaziante, Pappa e Favaro, avevano reso un anno fa sul caso Visco. E quei verbali (con la sola curiosa eccezione della testimonianza di Spaziante) sono stati pubblicati dal "Giornale". Speciale era l'unico a disporre del carteggio integrale avuto con i generali Pappa e Favaro in cui i due alti ufficiali davano conto dei loro incontri con Visco nel luglio del 2006. E quel carteggio è finito sulle pagine del "Giornale".

Speciale era l'unico a conoscenza di una circostanza che lui solo poteva conoscere in modo parziale e inesatto e che in modo parziale e inesatto viene riferita dal "Giornale" il 23 maggio scorso: l'esistenza di un'inchiesta della Procura militare di Roma a carico dei generali Pappa e Favaro per aver raccolto e sostenuto le asserite pressioni di Visco. L'istruttoria, infatti, è figlia di un esposto che lo stesso Speciale ha presentato alla Procura militare nell'agosto del 2006.

Ma sul dettaglio temporale, il generale preferisce che "il Giornale" glissi, per dare la sensazione di un'inchiesta in movimento che, ad horas, potrebbe portare "all'iscrizione al registro degli indagati dei primi nomi". Le cose non stanno così. Pur non avendo ancora formalmente archiviato la pratica, il procuratore militare Antonino Intelisano ha da tempo concluso che il comportamento dei due generali "non configura nessuna responsabilità penale militare". Né quella, in astratto, prevista dal codice penale militare di pace, dell'"attentato ai poteri del comandante", né quella del codice penale ordinario dell'abuso di ufficio. Il che, evidentemente, ha un significato importante, se non decisivo.

Se i due generali - Pappa e Favaro - non hanno attentato ai poteri di Speciale, a maggior ragione non può averlo fatto il viceministro che a quei due generali si era rivolto, nel luglio 2006, sollecitandoli a concordare con il comandante generale i trasferimenti della catena di comando della Guardia di Finanza di Milano. Tutto questo, evidentemente, il generale Speciale non lo sa (e infatti fa cadere in errore "il Giornale"). O, se lo sa, preferisce tacerlo, come ha già taciuto il contenuto della lettera di ossequi con cui, il 14 luglio 2006, informava il viceministro Visco di aver dato tempestivamente corso alla procedura di trasferimento degli ufficiali di Milano ("Sempre ai suoi ordini", scriveva).

Del resto, commette un'altra imprudenza il comandante generale. Il 17 luglio 2006, ha annotato (o registrato?) non tanto il giorno, ma l'esatto minutaggio (le 9,26) della sua conversazione telefonica con Visco (quella in cui sarebbe stato "minacciato"). "Il Giornale" ne dà fedelmente conto. Con un particolare. Che, ancora una volta, tradisce la fonte dell'informazione. Di quella telefonata esistono dei testimoni. E uno di loro è il maggiore Giovanni Cosentino, aiutante di campo del generale. La telefonata con il viceministro era forse in "viva voce" ed ha potuto ascoltarla o registrarla? O a Cosentino ne ha parlato il Comandante generale?

Non è dato saperlo, ma, per dirne una, il maggiore Cosentino, indagato dalla procura di Salerno per falso ideologico, è un ufficiale che, in Campania, finisce sotto inchiesta per aver comprato in contanti una Mercedes in un concessionario controllato dalla criminalità organizzata (40 milioni di lire della cui provenienza decide di non dare spiegazioni al magistrato che lo interroga come indagato, avvalendosi della facoltà di non rispondere). Il comandante Speciale lo tiene in grande considerazione. Lo riempie di encomi. Al contrario dell'ufficiale (Francesco Di Tommaso) che, proprio a Salerno, comanda il nucleo provinciale della Guardia di Finanza e che su questo brutto affare lo scorso gennaio ha fatto luce. Per lui, Speciale, ha pensato a un bel trasferimento.




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CORRIERE DELLA SERA
26 maggio 2007
Presunte pressioni per trasferire ufficiali dell'indagine Unipol Saranno chiesti gli atti ai colleghi di Milano e ai pm militari

Flavio Haver

ROMA — La magistratura vuole fare chiarezza sulle presunte pressioni del viceministro dell'Economia Vincenzo Visco nei confronti del comandante generale della Guardia di Finanza Roberto Speciale per far trasferire quattro alti ufficiali in servizio a Milano impegnati, tra l'altro, nelle indagini sulla vicenda Bnl-Unipol. Il procuratore Giovanni Ferrara, dopo aver letto gli articoli apparsi sui giornali negli ultimi giorni, ha aperto un'inchiesta per verificare se siano stati commessi illeciti. Almeno per il momento, il fascicolo è intestato «atti relativi» e non è stata scritta alcuna ipotesi di reato. Insieme con il pubblico ministero Angelo Antonio Racanelli ha già stilato una sorta di tabella di marcia investigativa per acquisire gli elementi utili ad accertare cosa sia realmente accaduto nel luglio dello scorso anno.
I PM — La procura vuole leggere i documenti raccolti dall'avvocato generale dello Stato di Milano Manuela Romei Pasetti, che ha svolto una serie di verifiche in vista di una eventuale azione disciplinare contro gli alti ufficiali per i quali era stato disposto il formale avviso dell'avvio del procedimento per il trasferimento d'urgenza (procedura poi revocata). Tra le carte ritenute importanti, innanzitutto la deposizione di Speciale. Un racconto in cui sono indicati anche i nomi di due testimoni (il colonnello Carbone e il maggiore Cosentino) che, secondo lui, erano presenti e hanno ascoltato brani della telefonata del 17 luglio in cui Visco avrebbe detto a chiare lettere al comandante generale delle Fiamme Gialle che doveva subito dare seguito a quanto lui aveva ordinato: le sostituzioni al Comando regionale Lombardia (generale Mario Forchetti), al Comando Nucleo regionale Lombardia (colonnello Rosario Lorusso), al Comando Nucleo provinciale Pt Milano (colonnello Virgilio Pomponi) e al Gruppo servizi Polizia giudiziaria (tenente colonnello Vincenzo Tomei). I primi a essere sentiti come «persone informate sui fatti» potrebbero essere proprio Carbone e Cosentino. E non è da escludere una convocazione dell'allora comandante in seconda della Gdf, Italo Pappa, e dell'attuale, Sergio Favaro, stretti collaboratori di Visco.
IL COLLOQUIO — C'è di più. Altro materiale interessante per l'indagine può arrivare dal fascicolo in possesso del procuratore militare di Roma Antonino Intelisano. Quest'ultimo e Ferrara hanno avuto un lungo colloquio nella tarda mattinata di ieri: al centro della conversazione, la relazione inviata dal Comando generale delle Fiamme Gialle al magistrato con le stellette all'inizio di agosto dello scorso anno in cui si prospettava la possibile violazione dell'articolo del codice penale militare che punisce chi esautora dalle prerogative il comandante. I pm vogliono acquisire l'esposto per valutare gli argomenti sottolineati dai vertici di viale XXI Aprile. L'inchiesta è molto delicata, i risvolti istituzionali sono ben chiari al Palazzo di giustizia. E non si vuole lasciare nulla d'intentato per valutare se nel comportamento di Visco sia ravvisabile la commissione di un reato. Si vuole procedere senza strappi, ma contemporaneamente senza dilatare troppo i tempi delle verifiche. Per questo, potrebbe anche essere chiesto al Comando generale della Gdf se esistano lettere o qualsiasi tipo di comunicazione scritta risalenti a luglio del 2006 tra il viceministro dell'Economia e Speciale: secondo indiscrezioni, ci sarebbe più di un incartamento in cui si fa diretto riferimento alla vicenda dei trasferimenti.
COSSIGA — Nonostante le assicurazioni arrivate nei giorni scorsi da Milano - il procuratore generale Mario Blandini aveva affermato che dall'esame delle carte «non sono emersi in modo prepotente gli estremi per fare rapporto all'autorità giudiziaria» - i magistrati romani hanno dunque deciso di svolgere indagini sul caso. Ma il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga è polemico: ha presentato un'interpellanza al ministro della Giustizia Clemente Mastella per sapere «se ritenga conforme all'ordinamento giudiziario, al Codice di procedura penale ed alle sue norme di attuazione, che la procura abbia aperto un fascicolo senza indicare nessuna ipotesi di reato, assumendo funzioni che non le competono di polizia di sicurezza nell'esercizio della sua funzione nella raccolta di informazione di interesse pubblico».




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L'ESPRESSO
2 giugno 2007
Il Generale è molto Speciale: la guerra a Visco
Lo scontro tra il Viceministro e le Fiamme Gialle

Marco Lillo

Contesta Visco. Ma il capo della Finanza fece trasferire un investigatore contro la volontà della Procura. Per uno scherzo del destino, a occuparsi del caso Visco-Speciale saranno due magistrati che conoscono bene il comandante generale della Guardia di Finanza. Il procuratore di Roma, Giovanni Ferrara, e il sostituto Angelo Racanelli dovranno accertare se Visco abbia fatto pressioni indebite sul comandante Roberto Speciale per trasferire quattro ufficiali da Milano, nonostante il parere contrario del capo della Procura Manlio Minale. Speciale ha raccontato ai magistrati milanesi di essersi opposto a Visco dopo avere sentito Minale. Ora il viceministro dovrà rendere conto del suo comportamento davanti alle Camere e ai pm romani.

Eppure l'autoritratto del comandante pronto a sfidare la politica per accontentare i magistrati stride un po' con l'esperienza diretta di Racanelli e Ferrara. Tre anni fa Speciale, in una vicenda simile, non ha tenuto in gran conto le proteste della Procura di Roma. Quello stesso Speciale che oggi racconta: "Obiettai a Visco che sarebbe stato opportuno informare (dei trasferimenti) l'autorità giudiziaria di Milano e lui mi ha risposto categoricamente che non avrebbe costituito alcun problema il non avvertirla... poi incontrai il procuratore Minale che mi disse di essere allarmato", tre anni fa si comportò in modo diverso.

Alla fine del 2003, la Procura di Roma ereditò un'indagine del pm potentino Henry Woodcock che riguardava, tra gli altri, l'ambasciatore Umberto Vattani e l'ex patron del Perugia Luciano Gaucci. L'unico investigatore che padroneggiava la materia era il capitano del Gico Gianluca Trezza, che da un paio di anni si occupava a tempo pieno dell'inchiesta. All'improvviso, il primo aprile 2004, fu trasferito alla commissione parlamentare Ilaria Alpi, presieduta da Carlo Taormina. Una scelta singolare, anche perché Taormina non aveva chiesto lui, ma 'un capitano della finanza'. Il comandante del nucleo, Paolo Poletti, fu convocato in Procura e i magistrati invocarono il potere di veto previsto dalla legge. Senza esito. Il procuratore Ferrara arrivò a scrivere una lettera a Speciale, ma il comandante quella volta non mosse un dito. I tempi delle indagini si allungarono e ancora oggi la Finanza deve chiudere l'inchiesta sulla presunta corruzione di Gaucci. Intanto l'ex patron del Perugia è latitante a Santo Domingo e nessuno ricorda i bei tempi in cui Speciale era tra gli ospiti della festa nel castello dell'imprenditore sotto inchiesta.

Speciale è un garantista. Il suo aiutante di campo, il maggiore Giovanni Cosentino, che presto sarà chiamato a testimoniare sul caso Visco, è indagato a Salerno per falso e altri reati in una storia che ha portato all'arresto di quattro finanzieri. È stato coperto di encomi e promosso maggiore superando molti colleghi. Un altro fedelissimo di Speciale, il generale Walter Cretella, coinvolto in un paio di indagini, è stato promosso capo della Scuola tributaria. Il generale Raffaele Romano, incappato nelle telefonate di Luciano Moggi (chiedeva due posti per la trasferta di Madrid), è diventato capo del Reparto intelligence. È un po' la versione moderna della trave nell'occhio: Moggi gli diceva che aveva problemi a dargli i biglietti perché il suo comandante aveva 'invaso l'aereo' con quattro posti, anche per il figlio. E proprio un figlio di Speciale, Massimiliano, potrebbe essere chiamato dalla Procura di Roma per chiarire una vicenda del 2004. A 'L'Espresso' risulta che durante una perquisizione ordinata dal pm di Roma Cristina Palaia negli uffici di un grande mobiliere, Alberto Adinolfi, i carabinieri si sono imbattuti per caso in una cartellina con su scritto: 'Speciale-riservato'. Dentro c'erano gli ordini per i mobili e i conteggi della ristrutturazione della casa del figlio del generale. L'ordinativo intestato a Speciale junior riporta un totale di 18 mila euro, fra tavoli di marmo, armadi, letti e divani. Ci sono poi altri conteggi a penna per 42 mila euro e alcune carte sui lavori eseguiti da un'altra ditta, tutto relativo al figlio di Speciale. I carabinieri però notano alcune stranezze e sottolineano il precedente ruolo dell'alto ufficiale al vertice delle Forze Armate, dalle quali Adinolfi aveva ottenuto diverse commesse. Nello stesso faldone l'imprenditore conservava biglietti autografi e una foto del comandante. Secondo gli investigatori però manca un dato: "Il riscontro certo" dell'avvenuto pagamento dei mobili.



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