ANTONIO POLITO: VI SPIEGO PERCHÉ SARÒ UN CANDIDATO DELLA MARGHERITA

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INES TABUSSO
00domenica 5 febbraio 2006 22:54
IL RIFORMISTA
5 febbraio 2006
AI LETTORI.
VI SPIEGO PERCHÉ SARÒ UN CANDIDATO DELLA MARGHERITA
DI ANTONIO POLITO
Mi sono iscritto al partito democratico

Per la prima volta nella vita di questo giornale, l’editoriale del lunedì è firmato. Serve infatti ad annunciare una scelta personale. Da oggi mi iscrivo al partito democratico. Molti di voi diranno: ma non esiste, un partito democratico. Altri aggiungeranno: e forse non esisterà mai. Qualcuno, se pure un tale partito nascesse, lo vorrebbe vedere all’opposizione. Ho imparato, in questi tre e anni e mezzo, che variegata assai è la preferenza politica del nostro pubblico. Tra i nostri venticinque lettori annoveriamo convinti diessini, speranzosi margheritini, orgogliosi socialisti, ostinati radicali, liberali di ogni rito, e non pochi elettori di centrodestra interessati a cercare, con chiunque abbia l’onestà intellettuale del riformista, le vie migliori per modernizzare il paese e rendere meno tribale il bipolarismo italiano. Nella piccola comunità che si è riunita intorno all’eterodossia di questo giornale ci sono anche tanti senzatetto, gente appassionata alla politica ma rimasta senza una casa politica, spogliata della sua casacca o riluttante a indossarne una, sempre in attesa di un’«altra politica».
Per questo dico che la mia scelta è personale. E la mia scelta è di accettare la proposta di Francesco Rutelli e della Margherita di partecipare alla campagna elettorale per il Senato sotto il simbolo di quel partito. Per me questo gesto equivale ad iscrivermi al partito democratico, pur sapendo che è ancora in clandestinità. Da tempo, come i nostri lettori sanno, il Riformista è convinto che farebbe un gran bene al centrosinistra, ma anche al centrodestra e a tutto il sistema politico italiano, se i riformisti si unissero in un solo partito, se dessero vita a un nuovo inizio. E a chi lo sostiene ogni giorno, risulta poi difficile dire di no quando un partito ti chiede: ok, oltre a criticare, a discettare, a protestare, vuoi provare a farlo davvero? Non credo che sia un caso che me l’abbia chiesto la Margherita. Penso da tempo che in questa fase essa rappresenti un po’ l’embrione e un po’ la centrale elettrica che può dare vita a questo progetto. L’embrione, perché con la sua stessa esistenza - seppur tra limiti e contraddizioni - ha già dato prova che può esserci un partito non monoculturale, un partito post-muro, dunque pluralista, nel quale siano compresenti tradizioni e origini diverse, ma unite dalla pratica riformista. E la centrale elettrica, perché è sempre lì a dare la scossa nei momenti in cui il centrosinistra è ammaliato dalla sirene della conservazione, che gli suggeriscono di adagiarsi sull’antiberlusconismo, illudendolo che basterà mettere tra parentesi questa anomalia mediatica, far emergere una fantomatica «Italia migliore», e ricominciare da dove eravamo. Come se l’Italia del 2006 fosse l’Italia del 1996; come se Berlusconi e la nascita di una nuova destra non avessero cambiato nel profondo il paesaggio politico e perfino le aspettative dell’elettorato; come se la sconfitta del 2001 fosse tutta farina del sacco del diavolo, e non anche la prova di un’immaturità del nostro centrosinistra, da recuperare col duro lavoro dell’innovazione programmatica e del ricambio generazionale.
Questo per quanto riguarda la mia scelta personale. Ma poiché il personale è politico, più che mai sotto questa testata, devo aggiungere qualcosa. Il Riformista, la sua linea, il suo stile, la sua irriverenza, il suo pluralismo, la sua abitudine a dibattere le idee invece di fare propaganda, non cambieranno di una virgola. Le nostre firme, i nostri collaboratori, saranno ugualmente liberi, anzi richiesti, di fare le bucce a chi vogliono, come è avvenuto in questi anni in cui non abbiamo fatto sconti a nessuno; purché ben argomentate, secondo lo stile della casa, tutte le opinioni continueranno ad essere benedette. Mi aspetto che Macaluso continuerà a sostenere i suoi dubbi sul partito democratico, che De Giovanni continuerà a fare il suo discorso sulla Rosa nel pugno, che Caldarola continuerà a proporre il suo socialismo europeo riformato, che Giannino continuerà a diffidare di Prodi. Oppure no, oppure cambieranno idea col cambiare della realtà. Il Riformista potrebbe addirittura dare nei prossimi mesi un piccolo esempio di civiltà del dibattito politico, non interrompendo neanche in campagna elettorale l’abitudine a sentire le ragioni di entrambi gli schieramenti, almeno finché sono opinioni e non invettive. Lo deve fare, perché come è chiaro fin dal primo giorno della nostra vita, quando passavamo per qualcosa che non saremmo stati, un giornale di opinione ha senso solo se resta tale, senza affiliazioni, senza appartenenze, senza subalternità. L’unica fedeltà cui non possiamo rinunciare è a un’idea: la modernizzazione dell’Italia e del suo sistema politico, la necessità delle riforme, la ripulsa per ogni forma di conservatorismo e di assuefazione al declino. Ci accompagneremo con chiunque la condivide. Giudicherete voi, se ci riusciamo.
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