Eccomi con il terzo capitolo. Scusate i lunghi intervalli tra un pezzo e l'altro, ma in questi giorni non ho la possibilità di utilizzare il computer 24 ore su 24
Comunque un po' di suspense rende tutto più interessante, no?
Per il vecchio Totosai: nella prima stesura effettivamente mettevo i nomi in stile sceneggiatura, però anche se era un po' più scorrevole ne risentiva in descrittività, per questo l'ho cambiato. La versione sceneggiatura la trovi sul mio blog, se ti interessa.
Ma bando alle chiacchiere e vai con la terza parte!
CAPITOLO IIIPare che la guaritrice abbia detto il vero. Le rive del lago pullulano dei fiori che aveva descritto, e Miroku e Sango ne fanno abbondante incetta.
“Credo che bastino questi, no?” dice Sango.
“Lo penso anch’io. Ehi, Sango…”
Il monaco le si avvicina e le poggia una mano sulla spalla. La ragazza gira il volto dall’altra parte, per non fare vedere il rossore.
“La tua gonna è sporca di terriccio...” e così dicendo Miroku accarezza ripetutamente con l’altra mano il fianco della ragazza. Il rumore dello schiaffo che segue fa increspare le acque del lago.
“Ti stavo solo ripulendo…”
“Andiamo, Kirara” dice Sango, ma non vede più la sua amica “… Kirara?””
Kirara si è trasformata, è sulla riva del lago e osserva l’acqua, ringhiando.
“Che ti prende, Kirara?”
Non fa in tempo a finire di parlare che l’acqua inizia a ribollire, e una creatura ne salta fuori, atterrando sul prato. È un mostro: ha braccia e gambe come quelle di un uomo, ma è molto più grande, e il suo volto è quello di un rettile; tutto il corpo è ricoperto di scaglie verde scuro
“Eccovi, finalmente!” grida la creatura.
“Ci stava aspettando?” dicono i due all’unisono.
“Sono Uri, il signore di questo lago. Sapevo che stavano arrivando delle nuove prede”
“Una trappola? Maledetto!” urla Miroku, e cerca di aprire il foro del vento, ma il mostro con un balzo rapidissimo gli si para innanzi, e lo scaraventa a terra con un pugno. Sango passa all’azione
“Hiraikotsu!”
Niente ad fare: Uri, pur essendo di spalle, sembra vedere l’attacco, si volta di scatto e afferra l’arma di Sango al volo. La fa roteare sogghignando, poi alza il braccio, e fa per tirarla contro la sterminatrice. Glie lo impedisce Kirara, che si lancia contro di lui e gli azzanna l’arto. Il rettiloide cerca di divincolarsi, e alla fine lascia andare l’hiraikotsu, afferra Kirara per il collo, e la getta a terra.
“Non abbassare la guardia!”
Durante la colluttazione Mirolu si è rialzato, e silenziosamente si è portato alle spalle del mostro. Ora con il bastone gli preme sulla nuca due pergamene.
“Muori!”
Ma il monaco resta basito nel vedere i talismani bruciare e trasformarsi in cenere, senza alcun effetto sul nemico, che con calma si volta e lo colpisce con un altro pugno.
Miroku cade, più per lo stupore che per il colpo: “I talismani non hanno avuto effetto… Qual è il suo punto debole?”
***
La guaritrice ha fatto portare InuYasha in una piccola capanna ai confini del villaggio, per assisterlo con più tranquillità. Intorno al mezzo demoe ci sono lei, Kagome e Shippo.
“Mi chiedo perché ci mettano così tanto, quei due”
“C’è poco tempo ancora per guarirlo?” chiede Kagome.
“No, ma prima si fa meglio è. Si è già molto indebolito” dice la donna tastando la fronte di InuYasha “gli è venuta la febbre, come immaginavo. Kagome, ti chiami così, vero?, vai al fiume a prendere dell’acqua, così gli facciamo degli impacchi”
Kagome e Shippo si recano al fiume.
“Pensi che InuYasha guarirà, Kagome?”
“Certo che sì: ha una fibra forte, e poi adesso che Miroku e Sango tornano con quel fiore, guarirà subito… ah!”
“Che succede?”
“Che stupida! Non ho preso il secchio. Vado a recuperarlo, tu aspettami qui”
Non lo ammette, ma la dimenticanza è dovuta all’ansia. Perché Kagome non è così sicura che InuYasha guarisca: è di fibra forte, sì, ma adesso è solo un ragazzo terrorizzato, più debole di qualsiasi altro, consumato dal ricordo di Kikyo.
I secchi sono sul retro della capanna. Mentre ne prende uno, Kagome sente una risata strana provenire dall’interno. Incuriosita, si acquatta e sbircia dalla finestra: la guaritrice è china su InuYasha.
“Hai paura, vero? Paura di dormire… ma stai tranquillo, ora ti toglierò ogni paura…”
Con una mano gli stringe il collo. InuYasha si divincola, ma è troppo debole.
“No!”
È un urlo quasi disumano, quello di Kagome. Entra di corsa, e si lancia sulla donna.
“Lascialo andare! Lascialo!”
Cercando di allontanarla, le mette una mano in faccia. Da quel contato si sprigiona una luce abbagliante, e la donna abbandona la presa e retrocede, mugolando di dolore.
“Ti ho respinta con la mano? Ma allora tu sei un demone?”
“Maledetta ragazzina!” mugola l’ex guaritrice brancolando “lasciami uccidere quell’hanyou, se lo farò Naraku mi darà una scheggia della sfera!”
La rabbia deforma il volto della donna: gli occhi diventano due globi scuri, artigli spuntano sulle mani, il sorriso diventa un ghigno indistinto.
Sulla porta della capanna appare Shippo.
“Kagome, ma quanto ci metti… eh!?”
Il demone con una zampata lo fa volare lontano, ma Kagome approfitta di quella distrazione e lo afforra, gli mette di nuovo la mano in faccia e stavolta preme, e preme. Il demone si contorce selvaggiamente, urla, sbava, alla fine riesca a spingere Kagome in fondo alla capanna, ma non la uccide: brancola, si muove a tentoni come se fosse stato accecato.
“Ma… maledetta!” urla “Tanto tra poco mi tornerà la vista, ti uccidero!”
“Allora non starò ad aspettare!”
Così dicendo, Kagome afferra InuYasha per il torace, e lo trascina fuori. Quando li vede, Shippo accorre.
“Shippo, corri a chiamare Miroku e Sango!”
“Ma, e tu?”
“Io cerco di nascondere InuYasha. Tu vai a chiamare aiuto, muoviti!”
Non se lo fa ripetere ancora, Shippo, e corre via. Ansimando per la fatica, Kagome porta InuYasha verso il bosco sacro.
“Ti nascondo io, InuYasha. Non ti abbandonerò…”